giovedì 28 febbraio 2013

Doverose segnalazioni

The Economist dedica la copertina alle elezioni italiane e lo fa a suo modo, mostrando di condividere l'opinione del candidato cancelliere socialdemocratico Steinbrueck.


Send in the Clowns è, soprattutto, il titolo di una canzone malinconica tratta da un musical degli anni 70 (http://it.wikipedia.org/wiki/Send_in_the_Clowns) che, come mancare al mio compito?, vi suggerisco di ascoltare nella versione di Judy Collins: è stata lei a renderla davvero famosa.

Come se non fosse successo nulla...


Mi rassicura scoprire che i lacchè sono tornati baldamente in servizio già a pochi giorni dal voto. Che i magistrati si siano dati da fare proprio in queste ore, francamente, anche a me puzza un po’, ma questo non mi spinge certo a considerare adeguate le reazioni dello stuolo dei camerieri. Scelgo Il Giornale per la cronaca delle reazioni del Pdl alla nuova indagine sul tizio decrepito: http://www.ilgiornale.it/news/interni/berlusconi-indagato-alfano-piazza-democrazia-890916.html.
Altrove ho letto che anche la Gelmini ha usato la parola “riconferma”, qui attribuita alla Santalacchè. Guarda caso, entrambe usano un termine (immagino pensato dai maggiordomi e trasmesso ai livelli inferiori) che, tra l’altro, non si presta molto a rappresentare la realtà. A che cosa sarebbe stato riconfermato il tizio decrepito? Alla loro guida? O la riconferma si riferisce alla percentuale di voti, indubbiamente alta rispetto ai sondaggi, per quel che valgono, ma inferiore di molto a quella della tornata elettorale precedente?
Niente di cui stupirsi. Come dice Galli della Loggia, si tratta di camerieri. O, come dico io, si tratta di lacchè. Purtroppo li paghiamo noi, ma servono lui.
E veniamo al genio di una sconfitta elettorale che passerà alla storia: Pierluigi Bersani. Tanto il tizio decrepito partiva dal basso quanto lo smacchiatore fuori servizio partiva dall’alto. Eppure lui è riuscito, caparbiamente, prendendo una dopo l’altra le decisioni peggiori, a portare alla disfatta il partito che sembrava destinato a travolgere ogni resistenza e a governare senza compromessi con nessuno.
Lui e la fida cerchia dei difensori del passato, conservatori disposti alla morte pur di opporsi a qualsiasi cambiamento che desse un minimo di speranza ai giovani, alle imprese, a chi immagina un’Italia in cui prevalga il valore della persona rispetto a quello dei ruoli codificati e dei posti tutelati da un sindacato, ruoli e posti non di rado affidati a gente che non li merita affatto e che, tuttavia, viene difesa a spada tratta contro gli interessi della collettività.
Lui e lo Stalinuccio di Gallipoli, subito pronto a far commercio di cariche per provare a salvare la faccia di una burocrazia di partito che, esagero, ma non poi tanto, somiglia assai a quella di Pyongyang. Lo Stalinuccio di Gallipoli, quello dei “Capitani coraggiosi” di Telecom nonché sponsor di quell’altro cui premeva sapere se aveva una banca… Evidentemente, gli brucia un po’ non aver più un seggio in Parlamento e (io me lo auguro di cuore!) non tornare alla Farnesina. Tutto per aver dato sostegno a Bersani, ma tu guarda che disastro!
Già, Bersani, che, sdegnato, liquida come una battuta la richiesta di guidare il governo formulata da Grillo, che pure ha portato in Parlamento un numero di deputati e senatori non così diverso da quello del Pd.
Io certo non amo Grillo e il suo movimento, ma a questo punto, tignoso come sono, sosterrò la richiesta dello psiconano+barba-Mediaset. Ha ragione lui: ha altrettanto diritto di Bersani di chiedere la guida del paese. Che questo, poi, significhi un futuro migliore, beh, non riesco ancora a crederlo.
Buona notte e buona fortuna.

mercoledì 27 febbraio 2013

Non se ne viene fuori con le promesse


Lo scoramento di lunedì sera non mi ha abbandonato. Fatico ancora a credere che la maggioranza degli italiani si sia fatta abbindolare da due parolai, per quanto abili, ossia Grillo e il tizio decrepito. Naturalmente rispetto la decisione di chi ha votato M5S e Pdl, ci mancherebbe!
Eppure avrei preferito una più alta percentuale di astensione che avrebbe da un lato testimoniato comunque l’insofferenza e la rabbia (più che legittime) verso la classe politica e dall’altro avrebbe dimostrato la capacità di sottrarsi alle lusinghe di un uomo che, in diciannove anni, ha mantenuto quasi esclusivamente le promesse fatte a se stesso e ha realizzato quasi esclusivamente misure che avevano poco a che fare con gli interessi degli italiani.
Due parolai che, guarda caso, hanno scarsa simpatia per il confronto con interlocutori non ammaestrati, che si sottraggono al dibattito pubblico, che concepiscono la comunicazione come un processo che si svolge soltanto in una direzione, ossia da loro a chi li ascolta. Non è questo il genere di leader che mi piace.
Concentrandoci sul tizio decrepito, vorrei sapere quanti di quelli che l’hanno votato sanno chi entrerà in parlamento con la casacca del Pdl. Mi piacerebbe sapere quanti, per esempio, sono felici di vedere che il già celeste, ora nero come la pece per le varie indagini di cui è oggetto, avrà un seggio al Senato, un privilegio che in nessun paese al mondo sarebbe concesso a qualcuno nell’attuale situazione giudiziaria di Formigoni. Alla Camera entrerà Daniela Santanchè, colei che ha, come Giannino, mentito sui propri titoli di studio. Giannino, giustamente, è stato sbeffeggiato duramente dal tizio decrepito, che ne ha anche chiesto le dimissioni da non si sa cosa. La Santalacchè, invece, se la porta a Montecitorio, si vede che non può proprio farne a meno. E mi fermo qui, anche se ci sono numerosi parlamentari del Pdl che meriterebbero considerazione… E anche negli altri partiti.
Certo, resta la soddisfazione di vedere che Fini non ha trovato neppure uno sgabello. Non facciamoci illusioni, però: sarò sospettoso e pessimista, ma temo che subiremo (e sosterremo economicamente) ancora a lungo l’onere della sua nascita in territorio italiano. E, quel che è peggio, temo che lui non avrà il pudore di starsene fuori dai piedi. Tornerà ad agitare il suo ditino come un professore e a dispensare la sua presunta saggezza, anziché andare a vivere a casa di suo cognato e a farsi mantenere da lui (con quanto risparmiato con qualche buon colpo nel mercato immobiliare può farlo).
Lasciamo stare, perché pensare alla mediocrità della classe politica italiana degli ultimi vent’anni fa molto male a voi tre, ma anche a me.
Vediamo, invece, due articoli che mi sembrano meritare attenzione. Entrambi tratti dal Corriere di oggi. Il primo è l’editoriale di Galli della Loggia, di cui condivido ampiamente la prima parte, ma non riesco a seguirlo nel pur timido segno di ottimismo riguardo alla possibilità che Grillo possa cambiare davvero la qualità della politica italiana. Proprio Galli della Loggia ha più volte rilevato, così come Panebianco e altri su altri giornali, che è la qualità della classe dirigente italiana a essere del tutto inadeguata. E che esistono tutta una serie di interessi che legano politica, burocrazia pubblica, organizzazioni sindacali e imprenditoriali, imprese a capitale pubblico e privato, interessi che frenano qualsiasi tentativo di rinnovare l’Italia. Non vedo come Grillo, con il suo modo di procedere, possa riuscire a cambiare davvero questo stato di cose. La realtà, purtroppo, è diversa da come ci piacerebbe che fosse o ci fa comodo rappresentarla. E l'esperienza di Parma, che mi pare positiva, è esemplare di quanto la pratica spesso si ponga assai lontano dalla teoria.
Torniamo al pezzo di oggi di Galli della Loggia, ora dovete leggerlo voi e farvi le vostre opinioni, non perdere tempo con le mie: http://www.corriere.it/editoriali/13_febbraio_27/Atlante-populista-italiano-della-loggia_39c34d86-80bb-11e2-b0f8-b0cda815bb62.shtml.
Buona stampa.
L’altro articolo è di Lucrezia Reichlin economista italiana (figlia di importanti esponenti della sinistra) con una brillante carriera internazionale: http://www.corriere.it/opinioni/13_febbraio_27/reichlin-giusto-chiedere-ascolto-europa_2a83224e-80b4-11e2-b0f8-b0cda815bb62.shtml.
Buona stampa. Reichlin ci ricorda che la durezza con cui l’Europa ci ha imposto e c’impone una politica di bilancio rigorosa trae origine dalla nostra incapacità di accreditarci come interlocutori affidabili dei principali partner europei. E come tale incapacità nasca proprio da quel groviglio d’interessi che ha influenzato e tuttora influenza negativamente il governo del nostro paese. Tanti interessi che sono espressione di altrettanti egoismi, quei sentimenti che (chiudo tornando allo scoramento di cui parlavo all’inizio) sono all’origine del voto di larga parte degli italiani. In modo e in misura assai diversi, e questo significa che ho di loro un’opinione molto diversa, Grillo e il tizio decrepito hanno conquistato tanti voti andando a sollecitare proprio quegli egoismi. E tanti italiani, direi troppi, non hanno resistito a quelle sirene. La classe politica cambierà solo se cambieremo prima noi.
Buona notte e buona fortuna. Ci sta, eccome se ci sta.

lunedì 25 febbraio 2013

Se è questo che vogliamo...

Mi sembra che sia sceso l'ultimo, definitivo tramonto sul nostro paese.
Buona notte e buona fortuna.

sabato 23 febbraio 2013

Dio salvi la Regina


La mia anglofilia ha trovato modo di rafforzarsi nelle ultime ore. Cominciamo da un argomento serio, suggerito dalla lettura di un articolo del sito LaVoce.info, nel quale si descrive come, nel Regno Unito, si cerchi di mantenere un rapporto positivo tra lo Stato e i cittadini e come l’esperienza potrebbe rivelarsi utile per rendere più efficace e meno sgradevole, tra l'altro, anche l’azione di Equitalia. Ecco il link al pezzo: http://www.lavoce.info/riformare-equitalia-psicologia-tasse-contenzioso/.
Buona stampa. E non soltanto perché giustifica il mio essere anglofilo. Cameron e i politici inglesi non saranno molto migliori dei nostri (sono, però, generalmente migliori), ma sembrano ricordarsi che cosa voglia dire essere cittadino e che uno Stato ben amministrato ed efficiente non ha bisogno di alzare la voce e di presentarsi a muso duro, anzi. E non mi dilungo, anche se lo meriterebbe, sull’approccio spesso ricattatorio della nostra amministrazione pubblica (“anche se hai ragione, paga qualcosa perché ti conviene”) di cui parla anche il pezzo de LaVoce.
Tornando nel Regno Unito, la sensibilità dei politici inglesi al rapporto tra Stato e cittadino mi sembra che possa trarre origine da diversi fattori, tra i quali mi piace indicare il fatto che i politici inglesi, diversamente dai nostri, si ricordano da dove vengono e dove torneranno. Detto in altre parole: un politico inglese ha ben presente di essere un cittadino al servizio di altri cittadini tra i quali si confonderà nuovamente una volta ultimata la carriera pubblica.
I nostri politici, come dimostrano i meccanismi grazie ai quali conservano gran parte dei privilegi della carica anche al termine del mandato, non si sognano affatto di ritornare cittadini normali. Da noi, la carriera pubblica è intesa come un sistema di promozione sociale (se non qualcosa di peggio) e di conquista definitiva di vantaggi preclusi alla gente comune. Un atteggiamento mentale non troppo diverso si ritrova anche nei dipendenti pubblici, pronti a sfruttare a proprio vantaggio gli interessi dei politici. Il modo in cui vengono determinate le retribuzioni dei parlamentari, per esempio, indica come funziona la catena di trasmissione che unisce gli interessi dei burocrati e quelli dei politici.
Per tornare alle rafforzate motivazioni del mio essere anglofilo, andiamo a casa della Regina Elisabetta II con questa corrispondenza del Corriere di ieri: http://www.corriere.it/esteri/13_febbraio_22/la-regina-si-mette-una-stufetta-elettrica-nello-studio-per-tagliare-i-costi_9e87601c-7cde-11e2-a4ef-4daf51aa103c.shtml.
Buona stampa. Non c’è nulla da aggiungere, salvo un paio di domande, alle quali, come al solito, io ho già dato la mia risposta. Vedete una simile sobrietà dalle nostre parti? Vi pare che ci sia la stessa attenzione al risparmio dalle nostre parti?
Per quel che riguarda le elezioni, vi propongo due articoli da giornali stranieri. Il primo, di ieri, del Wall Street Journal analizza lo scenario che avremo dopo il voto, che per il quotidiano americano lascerà l’Italia anche meno governabile di quant’è oggi: http://online.wsj.com/article/SB10001424127887323549204578318371777867636.html?mod=WSJEUROPE_hpp_MIDDLEFourthNews.
Il secondo articolo è tratto da The Guardian e parla della situazione a L’Aquila, vista come metafora dell’immobilismo nazionale: http://www.guardian.co.uk/world/2013/feb/22/italian-election-laquila-voters.
Buona stampa. Per entrambi. Su The Guardian trovate altri articoli che si occupano dell’Italia, sono anch’essi buone letture e, guarda caso, aiutano a capire le cose si casa nostra meglio di tanti pezzi dei quotidiani italiani. E anche questo, ovviamente, non nuoce alla mia anglofilia...

martedì 19 febbraio 2013

Quanta gente con problemi di memoria...


Pur non avendone mai parlato, nutrivo interesse per il progetto politico di Oscar Giannino, tradottosi nel partito Fare per Fermare il declino. Lo vedevo (e qualcuno tra i miei tre lettori lo sa) come un movimento che, senza derivare nel populismo e nel paradossale annientamento nel leader di quello di Grillo, proponeva un rinnovamento significativo del nostro paese e si era tenuto lontano dagli schieramenti politici tradizionali (incluso quello che fa riferimento al Presidente del Consiglio Monti, nel quale, malauguratamente, abbondano i residuati rugginosi della Prima e della Seconda Repubblica).
Tra ieri e oggi, si è scoperto che Giannino avrebbe “taroccato” il proprio curriculum, inserendo titoli che non avrebbe conseguito, in particolare un Master ottenuto presso The University of Chicago Booth School of Business, nella quale, tra l’altro, insegna Luigi Zingales, che è stato uno degli animatori di Fare per Fermare il declino e che, proprio per questo, ha rivelato la vicenda del curriculum menzognero e ha preso le distanze da Giannino (ma, a quanto pare, non dal movimento).
La vicenda riempie le pagine dei quotidiani, sia su carta sia on line. Vi segnalo solo un paio di link. Il primo è al Corriere della Sera, che presenta i due curriculum di Giannino, quello presente sul sito dell’Istituto Bruno Leoni fino a qualche giorno fa e quello che è visibile oggi (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/Speciali/2013/elezioni/pop_curriculum.shtml). Il secondo è a La Stampa, che sintetizza la vicenda e dà conto dell’intenzione di Giannino di farsi da parte: http://www.lastampa.it/2013/02/19/italia/politica/giannino-pronto-al-passo-indietro-41BonB45PYsIaMOeo7HbKP/pagina.html.
Cronaca. Io avrei un paio di cose da aggiungere.
La prima riguarda Fare per fermare il declino. Oscar Giannino, infatti, è il capolista in molte circoscrizioni elettorali del paese (http://www.fermareildeclino.it/sites/default/files/users/fabio.lazzari/camera.pdf). Qualsiasi cosa decida di fare la Direzione del partito, difficilmente si potrà “cancellare” Giannino dalla competizione, visto che le liste sono state presentate da tempo. Al massimo, il giornalista potrà pubblicamente assumersi l’impegno, nel caso in cui fosse eletto in una o più circoscrizioni, a rinunciare al mandato parlamentare. E sarebbe una toppa decente a una vicenda della quale, sinceramente, credo il paese avrebbe fatto volentieri a meno.
Per una volta, spero mi perdonerete, manco all’impegno di non ricorrere al turpiloquio, ma qui c’è soltanto una parola che spiega la situazione: sputtanamento. Giannino ha dato un contributo fondamentale allo sputtanamento del paese, inserendosi alla grande nella scia dei tanti che, da anni, lavorano per far apparire l’Italia assai peggiore di quanto non sia. Certo, il povero Giannino ha colpe molto inferiori a quelle di altri. Pensiamo soltanto al tizio decrepito…
A proposito del tizio decrepito, ieri, quando si è saputo del post di Zingales, ha pensato bene di chiedere le dimissioni di Giannino. Riporto un brano di un articolo del Sole 24 Ore firmato da Lina Palmerini (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-02-19/giannino-mente-master-chicago-064116.shtml?uuid=AbZn0jVH&fromSearch):
“…Silvio Berlusconi, per esempio, prima ha provato con l'umorismo – «Giannino doveva essere in coalizione con noi ma quando l'abbiamo fatta era a Chicago a prendere un master» – poi ha chiesto le sue dimissioni «come accadrebbe in un paese come la Germania dove un ministro ha lasciato per una tesi copiata».
Cronaca. Alla quale, diversamente dal solito, aggiungo un voto: così e così. La motivazione la trovate più avanti.
Con le parole che ho riportato, il tizio decrepito supera anche se stesso nella faccia tosta e nell’assurdo (lui e Formigoni devono partecipare a qualche forma di competizione segreta…). A parte il fatto che non capisco da cosa Giannino dovrebbe dimettersi, visto che non ha incarichi pubblici, ricordo che nell’ultimo governo presieduto dal tizio decrepito sedeva un sottosegretario che aveva fatto esattamente come Giannino, ossia aveva manomesso il proprio curriculum e accampato titoli non conseguiti. Parliamo di Daniela Santanchè (http://archiviostorico.corriere.it/2011/marzo/24/Ecco_corso_della_Santanche_alla_co_9_110324017.shtml e
http://www.corriere.it/politica/11_marzo_22/santanche-bocconi-oggi_3ea66fe2-54a1-11e0-a5ef-46c31ce287ee.shtml). Costei rimase in carica e il tizio decrepito, che ieri si è ricordato il caso Zu Guttemberg, allora non vide il nesso…
Niente di cui stupirsi, intendiamoci, in molte persone anziane si riscontrano problemi di memoria, non necessariamente strumentali. Mi pare di aver già parlato del diradarsi dei neuroni e del loro interfacciarsi in maniera imperfetta… Credo sia questa la ragione per cui il tizio decrepito, oltre a dimenticare il caso della sua sottosegretaria Santalacchè… ooops, Santanchè, ha dimenticato anche che la Germania è il nostro nemico acerrimo, da cui nulla viene di buono, men che meno esempi in tema di correttezza istituzionale o moralità.
Della vicenda della Santalacchè (mi piace) avrebbe dovuto ricordarsi anche la Palmerini e scriverne. Per questo le ho dato un voto non positivo.
Quanto a Giannino, ora dia un esempio maiuscolo e svanisca, per sempre e da ovunque, con i suoi completini (lui e Formigoni devono partecipare a qualche forma di competizione segreta...).


lunedì 18 febbraio 2013

E musica sia


Per oggi una sola lettura, per giunta breve. Si tratta di un articolo del Sole 24 Ore, firmato da Vittorio Da Rold, che ci aggiorna sulla situazione della Grecia: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-02-18/leggenda-grecia-fiamme-clamorosa-195713.shtml?uuid=AbGrdfVH.
Buona stampa. Soprattutto perché sembra che, pur in condizioni ancora molto difficili per la popolazione, il Governo ellenico stia costruendo un futuro migliore, del quale, lo spero vivamente, i maggiori beneficiari saranno i greci.
E veniamo alla promessa. Ossia veniamo alla musica.
Il primo ascolto che vi propongo è una colonna sonora, quella di un film che ricordo molto bello, tratto da un libro che ricordo anche più bello: To Kill a Mockingbird (Il buio oltre la siepe). Il romanzo di Harper Lee è un vero gioiello della narrativa americana dello scorso secolo e il film, con un grande Gregory Peck (vinse l'Oscar), pur accentuandone gli aspetti drammatici e anche un po’ angoscianti, non ne tradiva lo spirito. Un ritratto dell’America che credo abbia dato un contributo importante al superamento del razzismo.
Vi propongo la versione della colonna sonora interpretata dal trio Doctor 3, formato da Danilo Rea al piano, Enzo Pietropaoli al basso e Fabrizio Sferra alla batteria. L’album è Blue, del 2007.


Cambiando genere, passiamo a un altro brano tratto da una colonna. La pellicola è Crash, di Paul Haggis, un film intenso, violento, ma non privo di speranza. Il pezzo s’intitola In The Deep ed è interpretato da Bird York. A me piace moltissimo.


Chiudo con qualcosa di meno drammatico, un blues del grande John Mayall con Eric Clapton alla chitarra; “roba” inglese del 1966, grande qualità: All Your Love. Buon ascolto.

sabato 16 febbraio 2013

Furbette inglesi e furbetti nostrani


Se mai uno dei miei tre lettori mi accusasse di una generica esterofilia, potrei anche provare a difendermi, ma se mi accusasse di anglofilia, allora sarei in difficoltà: non posso negare di nutrire ammirazione per il Regno Unito, paese nel quale, magari a torto, sono portato a vedere qualità che mi piacerebbe vedere anche in Italia.
Ovviamente anche in Gran Bretagna ci sono cose che funzionano male o che non funzionano, tuttavia mi sembra che laggiù lo Stato sappia ancora operare rispettando gran parte del contratto con i suoi cittadini. Perché tutto questo pistolotto? Perché su The Guardian di ieri ho trovato questa notiziola: http://www.guardian.co.uk/politics/2013/feb/15/nadine-dorries-investigated-expenses.
Cronaca. Uno potrebbe dire che si tratta proprio di una notizia da nulla. Io, però, non sono d’accordo. Possiamo davvero pensare di confrontarci alla pari con una nazione nella quale esiste un’autorità che controlla le spese dei parlamentari e sanziona quelli che violano le regole? Dopo tutto quello che siamo venuti a sapere negli ultimi due anni? No, almeno su questo terreno, il Regno Unito ci lascia al palo! Quanto al fatto che un parlamentare in carica decida di partecipare a un reality show, beh, che posso dire? Non si può certo definirlo un comportamento encomiabile, ma forse c’è di peggio…
Buona stampa. Stanno meglio gli inglesi che si ritrovano quella Nadine Dorries o stiamo meglio noi che ci ritroviamo il già celeste ora più che annerito Formigoni? Io non ho dubbi. Anche perché, magari sbaglio, ma la Signora Dorries farà fatica a tornare a Westminster, mentre all’ex Presidente della Lombardia si riapriranno le porte del Parlamento.
Veniamo ad altro argomento. Nel mio pezzo di questa mattina (notte) avevo citato l’arresto di Alessandro Proto insieme con quelli di Rizzoli e Cellino come ulteriore prova della diffusione del malaffare. A chi non sapesse chi è Proto, mi sembra utile suggerire la lettura di questo pezzo dal 24 Ore di oggi, a firma del bravo Claudio Gatti: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-02-16/proto-caronte-traghettava-bufale-170936.shtml?uuid=Abqxz5UH&fromSearch.
Buona stampa. Cose simili, sia chiaro, succedono in tutti i paesi, però da noi la frequenza con cui si presentano personaggi come Proto (o Ricucci o Coppola o altri, la lista potrebbe essere di una lunghezza estenuante) è senz’altro maggiore e poi c’è sempre questo mescolarsi dei furbetti di turno con la politica. Mi pare un argomento su cui dovremmo riflettere. E non parlo soltanto di noi quattro, anzi…
Per oggi fine. Prometto di tornare con molta musica.

Reggerà la Torre di Pisa?


Impossibile resistere e rinunciare al piacere di cominciare questo post con il Buongiorno di Gramellini di ieri, dedicato al già Presidente della Lombardia e, purtroppo, mio omonimo Roberto Formigoni: http://www.lastampa.it/2013/02/15/cultura/opinioni/buongiorno/la-ricetta-formigona-CK9ZMkAasyxYNweLpY4t5J/pagina.html.
Buona stampa. Quanto al già celeste, ora nero come la pece, vado a proporvi alcune parole di un suo stretto collaboratore, uno dei fortunati partecipanti  alle cene non pagate (in realtà, qualcuno pagava, ma non certo Formigoni). Non pagate come, secondo quanto emergerebbe dalle indagini, le vacanze e altro…
Torniamo alla citazione di cui dicevo, si tratta di considerazioni espresse da Mauro “Willy” Villa e riportate nell’articolo di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella pubblicato ieri dal Corriere: «Non è stata una bella situazione in conferenza stampa... Quella di Gesù se la poteva risparmiare, anche perché sta dando del Giuda a quell'altro (cioè a Pierangelo Daccò , ndr). Gli dicevano che il presidente della Germania si è dimesso per molto meno e lui si arrampicava sugli specchi, a un certo punto stava dicendo di quelle cagate... "Sono limpido come l'acqua di fonte", eehh, non fare il figo!».
Buona stampa. Di fronte al comportamento di certe persone io resto allibito. Mi spiego: ognuno di noi, tendenzialmente, è portato a giustificare i propri errori e a sminuire le proprie colpe, fa parte della natura umana. Questa propensione, tuttavia, trova un limite quando la logica e le circostanze impediscono di dare spiegazioni credibili o di attenuare la gravità degli atti compiuti. Formigoni, come correttamente osserva il suo braccio destro (e come, se mi perdonate l’ennesima prova d’immodestia, osservavo anch’io molti mesi fa), realmente si è arrampicato sugli specchi e ha cercato di prendere in giro la gente, tra l’altro usando nei confronti della stampa modi e toni decisamente inadatti non solo all’incarico ricoperto, ma anche alle sue asserite convinzioni, religiose e non solo. Sappiamo che, dei reati per i quali la Magistratura lo sta indagando, Formigoni è ancora innocente e resterà tale sino a un’eventuale condanna definitiva. Su questo non ci piove. Come non ci piove sul fatto che, se non fosse italiano, ma, per esempio, tedesco o inglese, Formigoni non potrebbe comunque più aspirare a una carica pubblica e non si sarebbe mai azzardato a trattare la stampa e la pubblica opinione come ha fatto. Qui, invece, finiremo per ritrovarcelo in Parlamento…
Abbiamo già parlato nei giorni scorsi delle vicende di Eni, Monte Paschi e Finmeccanica. Abbiamo appena accennato all’accelerazione impressa dalla Procura di Milano alle indagini sulla sanità lombarda. Ieri i quotidiani ci hanno informato dell’arresto di personaggi più o meno noti (Angelo Rizzoli, Alessandro Proto e Massimo Cellino) accusati di reati diversi, ma, a prima vista e semplificando abbastanza, tutti riconducibili alla disinvoltura nel perseguire la ricchezza facile.
In queste ultime settimane, dunque, si è andato confermando il radicamento profondo e diffuso del malaffare nella nostra società e si è andata ulteriormente deteriorando l’immagine del nostro paese all’estero. Quanti, tra quelli che ci chiedono di affidargli le nostre sorti con il voto, se ne rendono realmente conto e si preoccupano di elaborare progetti efficaci per cambiare questo pessimo stato di cose?
Di questo si occupa l’editoriale del Corriere di oggi, firmato da Antonio Polito: http://www.corriere.it/editoriali/13_febbraio_15/il-marcio-e-il-caos-polito_b8e3a646-7743-11e2-a4c3-479aedd6327d.shtml.
Buona stampa. E un quadro che lascia ben poche speranze. Un quadro che The Economist conferma con un’immagine più che eloquente


Buona stampa.

mercoledì 13 febbraio 2013

Antelope Cobbler vi dice qualcosa?


Anche oggi partiamo da un argomento e finiamo chissà dove…
L’avvio lo prendiamo da Finmeccanica. E chiarisco subito che non sono tanto ingenuo da pensare che si possano vendere certi prodotti senza pagare tangenti. In qualche modo fa parte del mio DNA, perché mi è capitato di essere italiano e, quindi, di vivere in un paese che non brilla certo nelle classifiche internazionali riguardo alla corruzione. O, se vogliamo, brilla in negativo, se per voi, come per me, la corruzione non è esattamente un fatto positivo.
Questo per dire che sono sufficientemente realista da comprendere come, in molti casi, per portare a casa commesse che garantiscono posti di lavoro italiani, sia necessario ricorrere all’oliatore.
Le mie perplessità, di fronte a questa vicenda, riguardano in primo luogo il comportamento dello Stato nelle sue diverse entità interessate. Come spiegano i tanti commenti apparsi sulla stampa. Ne scelgo tre, molto diversi tra loro, ma ne potete trovare altri: cominciamo con Guido Gentili dal Sole 24 Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-02-13/ritardi-politica-081323.shtml?uuid=Ab5jJvTH), per passare a Daniele Manca sul Corriere della Sera (http://www.corriere.it/cronache/13_febbraio_13/il-tempo-perso-su-finemccanica_afdfc1a6-75a4-11e2-a850-942bec559402.shtml) e, infine, a Nicola Porro su Il Giornale (http://www.ilgiornale.it/news/interni/e-se-aziende-inquisite-avessero-ragione-885368.html).
Buona stampa. Non nella stessa misura, ma mi piacciono tutti e tre. Siamo di fronte a questioni d’importanza che non esito a definire vitale e ogni riflessione, anche se in qualche modo influenzata da una visione di parte, aiuta a mettere a fuoco dettagli rilevanti.
Anche se per ragioni e in modi assai diversi, tre delle principali aziende di questo paese sono diventate oggetto d’indagini anche aggressive da parte della Magistratura. Per chi si fosse distratto, parliamo di Eni, Banca Monte Paschi e, appunto, Finmeccanica. Il tempo e i vari gradi di giudizio chiariranno, si spera, queste vicende. E chiariranno anche, si spera sempre, quella dell’Ilva di Taranto. Il punto è che, e qui Porro ha ragione, in Italia esiste un pregiudizio nei confronti dell’attività d’impresa. Un pregiudizio che compromette la possibilità del nostro paese di confrontarsi con la concorrenza internazionale, fattasi ovviamente più difficile per effetto della globalizzazione. Qui si ferma la mia condivisione delle idee di Porro, nel senso che vedo il pregiudizio, ma non vorrei che, giustificato da questo, se ne affermasse un altro, ossia quello che ogni agire sia legittimato solo perché porta fatturato alle nostre aziende.
Si tratta di una questione complessa, sulla quale ho molti dubbi e quasi nessuna certezza. Quel che mi pare certo è che il quadro emerso dalle indagini su Banca Monte Paschi e su Finmeccanica induca a temere l’esistenza di una vasta schiera di dirigenti i quali traggono profitto dalle zone d’ombra createsi nella gestione delle aziende stesse. Per Finmeccanica potete leggere il pezzo di Fiorenza Sarzanini sul Corriere (http://www.corriere.it/cronache/13_febbraio_13/dalla-lega-alla-magistratura-la-ragnatela-del-presidente_68aedc90-75a4-11e2-a850-942bec559402.shtml) e quello di Guido Ruotolo su La Stampa (http://www.lastampa.it/2013/02/13/economia/quelle-tangenti-erano-una-prassi-abituale-5WWn8NFTtxpSFuB1i7O4hN/pagina.html).
Buona stampa. Per quel che riguarda Monte Paschi, fate una ricerca da soli sulla “Banda del 5%”.
Per farla breve: se il mercato globale, soprattutto in certi settori, impone determinate “regole”, dobbiamo accettarle, per quanto sgradevoli. Quello che non possiamo accettare è che il terreno fangoso non sia accuratamente recintato e che esistano aree limacciose nelle quali s’immergono opportunisti di vario genere.
Aggiungo, e qui ho gioco facile, che la politica, come sottolinea Gentili, dovrebbe starsene ben lontana dalle vicende delle aziende pubbliche e non solo, però mi pongo e vi pongo qualche domanda (pur tenendo conto che, comunque, come dimostrano le vicende di Eads, la società che controlla Airbus, la politica in certi casi il naso ce lo mette anche altrove). E’ tollerabile il quadro d’interferenza politica che emerge nella scelta dei massimi dirigenti di società come Finmeccanica e Monte Paschi? Siamo sicuri che i manager di aziende così importanti debbano dedicare tanto tempo ai loro rapporti con i politici, probabilmente trascurando i loro compiti? E’ giusto che il Presidente di Confindustria, proprietaria del Sole 24 Ore, abbia con Orsi una conversazione come quella riportata dalla Sarzanini?
Come sempre, io le risposte me le sono già date, adesso tocca a voi.
Una ciliegina sulla torta. Come potrei trascurare le nuove accuse a Roberto Formigoni per le vicende della sanità in Lombardia? Aspettiamo la Corte di Cassazione per i giudizi di colpevolezza, ma non priviamoci del piacere di sorridere (sempre a denti stretti) per le argomentazioni dell’ormai del tutto nero ex Presidente lombardo: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_febbraio_12/formigoni-maugeri-inchiesta-lombardia-2113968136196.shtml.
Cronaca. Nessun giudizio, ma un commento: la smisurata considerazione di sé mi sembra spingere Formigoni a vieppiù ridicole arrampicate sugli specchi.
Se poi, prima di arrivare in fondo, avete voglia di andare a leggere come ha affrontato la questione della corruzione internazionale un paese come gli Stati Uniti, un buon link è questo:
http://en.wikipedia.org/wiki/Foreign_Corrupt_Practices_Act (FCPA). Tra l’altro, come ricorderanno i meno giovani tra noi quattro, la normativa americana nacque in seguito a una vicenda che ha avuto importanti conseguenze anche nella storia italiana. Vendere oggetti volanti è sempre stato complicato… Ammettiamolo pure: il FCPA assomiglia abbastanza a una foglia di fico, però loro ce l’hanno e un po’ di ordine lo ha portato.
Chiudiamo con il commento di Gramellini all’ultima, men che squallida, recita del tizio decrepito: http://www.lastampa.it/2013/02/13/cultura/opinioni/buongiorno/innocente-siparietto-Jsp7FoPqZq81X5dUNLcX9O/pagina.html.
Buona stampa.
Buona notte. E buona fortuna.

martedì 12 febbraio 2013

Ricordate e fate ricordare!


Sapete già che il bleso della Valtellina gode di poche simpatie tra i redattori del sito LaVoce.info. Non c’è, quindi, di che stupirsi nel leggere il pezzo piacevolmente velenoso scritto da Carlo Scarpa e pubblicato oggi: http://www.lavoce.info/robintax-consumatori-energia-regolamentazione/.
Buona stampa. Non ci sarebbe nulla da aggiungere, ma, purtroppo, Tremonti continua considerarsi una risorsa indispensabile per il paese e pretenderebbe di diventare Presidente del Consiglio nel caso in cui la coalizione Pdl-Lega vincesse le elezioni (ammesso che il tizio decrepito lo permetta, e ne dubito assai). Di andare a passeggiare tra le montagne, quelle lombarde o quelle bellunesi scelga lui liberamente, e di togliersi per sempre dai piedi proprio non se ne parla?
Oddio, forse è pretendere troppo da un Ministro dell’Economia (incarico che comprendeva, allora come oggi, anche la competenza sulle Finanze) il quale non trovava sconveniente pagare in contanti e, apparentemente, senza ricevuta o altra documentazione la sua quota di affitto al proprio braccio destro Marco Milanese… Ve ne siete dimenticati? Non dovreste. Un po’ troppi italiani hanno la memoria corta o, quanto meno, preferiscono non tenerla allenata. Comunque, sull’affitto di Tremonti, ecco un paio di link: http://www.corriere.it/cronache/11_luglio_30/sarzanini_complotto_b4fc60c0-ba7c-11e0-9ed5-57850404ec1a.shtml e http://www.ilgiornale.it/news/milanese-persecuzione-nei-miei-confronti-ministro-tremonti.html. E’ rimasto lì allora, assurdo pensare che si ritiri a vita privata proprio adesso… Peccato, però… All’Italia farebbe un gran bene. Anche al bleso della Valtellina abbiamo già dato anche troppo.
Tornando al problema della memoria poco esercitata, vado a ripescare un pezzo de La Stampa di sabato: http://www.lastampa.it/2013/02/09/italia/speciali/elezioni-politiche-2013/le-promesse-irrealizzabili-dei-leader-cYMaNa1OOMaRZIkEbvvWcO/pagina.html.
Buona stampa. Fate come ho fatto io: una volta letto l’articolo, salvatene una copia sul vostro disco fisso e, fra qualche mese, andate a vedere che fine hanno fatto quelle promesse. E anche le altre. E scrivete ai quotidiani che leggete. Pretendete che controllino realmente l’agire dei politici e che ne mettano in evidenza le menzogne e le contraddizioni. Abbiamo bisogno di giornali e di giornalisti di qualità, di giornali e di giornalisti che, se possibile, sappiano finalmente fare il loro compito come accade in altri paesi. Siamo troppo arrendevoli e smemorati. Non ce lo possiamo più permettere. Dobbiamo liberarci di chi ci prende in giro e continua a vivere a nostre spese e, probabilmente, ridendo di noi.
Giusto per cavarmi un macigno dalla scarpa, guardate il manifesto scelto da Fli per la propria campagna elettorale: http://sitogianfrancofini.files.wordpress.com/2013/01/fini_70x100_lr-3.jpg?w=700&h=.
A noi amare l’Italia certamente costa. E ci costa molto anche perché Fini ha fatto ben poco di quello che aveva promesso. Il Presidente della Camera e quello del Senato Schifani hanno in buona parte mancato ai loro impegni solenni di avviare una consistente riduzione delle spese del Parlamento. Non dimenticate.

lunedì 11 febbraio 2013

La grandezza di un uomo


Penso che la decisione di Benedetto XVI dimostri saggezza e senso di responsabilità verso la Chiesa e verso i fedeli. Se non ci si sente più capaci di adempiere adeguatamente al proprio compito, soprattutto se di straordinario rilievo come quello del Santo Padre, è naturale lasciare. Se ci sono, i retroscena e i blabla li lascio ad altri e voi andateveli a cercare per conto vostro. Dirò solo che vorrei vedere altrettanta saggezza e altrettanto senso di responsabilità anche altrove, ma so che è illusorio. Mi sembra evidente che, oggi più che mai, la figura di Joseph Ratzinger, con tutto che sono agnostico e anche un po’ mangiapreti e molto perplesso di fronte a certe Sue posizioni, si erge monumentale nel panorama di mezze figure, anzi, meglio, di mezze calzette, da cui noi cittadini del mondo siamo governati.

venerdì 8 febbraio 2013

Sparare alla luna


Mi ripeto: esiste una distanza incolmabile tra i problemi degli italiani e la capacità di questa classe dirigente di risolverli. I toni e i temi della campagna elettorale stanno lì a dimostrare come manchi completamente la percezione di quanto grave sia la crisi del paese e di quante e quanto complesse siano le misure da porre in essere per provare a dare un futuro decente all’Italia.
Un punto per cominciare: la competitività, della quale si occupa l’editoriale del Corriere di oggi firmato da Antonio Polito: http://www.corriere.it/editoriali/13_febbraio_08/no-pasti-gratuiti_3ce6e652-71b7-11e2-8d40-790077d2d105.shtml.
Buona stampa. Anche se, con le chiacchiere assurde di cui è piena questa campagna elettorale, si potrebbe anche usare un’arma più tagliente del fioretto… E si potrebbe anche obiettare che, oltre alla nostra capacità di confrontarci con la concorrenza internazionale, ci sono altri aspetti, forse più gravi, che inducono al pessimismo.
E qui, i miei tre lettori perdoneranno la mancanza di modestia, vorrei suggerire la lettura del fondo di Sergio Rizzo, sempre dal Corriere della Sera, pubblicato ieri: http://www.corriere.it/editoriali/13_febbraio_07/distruzioni-valore_c7ad72ce-70ef-11e2-9be5-7db8936d7164.shtml.
Buona stampa. Soprattutto perché, sia pure con toni e argomenti diversi, il Mastino truce mi da ragione e percorre il medesimo cammino che avevo percorso io il giorno precedente. In altre parole, anche Rizzo mette in evidenza quanto sia grave il degrado morale che affligge l’Italia.
Argomento sul quale oggi torna, ancora sul Corriere della Sera, il Mastino mite, Gian Antonio Stella, il quale ci racconta quanto sia sensibile al problema della trasparenza la nostra classe politica, in particolare quella di un certo orientamento: http://www.corriere.it/opinioni/13_febbraio_08/stella-trasparenza-patto-non-piace-candidati_fb265bd2-71cd-11e2-8d40-790077d2d105.shtml.
Buona stampa. E così ho pagato un piccolo debito ai Mastini, dei quali non mi ero occupato in maniera corposa per qualche tempo. Fanno sempre un ottimo lavoro, anche se i destinatari delle loro critiche sembrano, come si dice, farsene un bel baffo…
Per restare alla politica, trovo sorprendente e anche divertente (perché di solito mi sembrano prestare attenzione a temi più frivoli) che i redattori di Yahoo!, nell’edizione italiana del portale, abbiano oggi dedicato un pezzo all’attendibilità delle promesse del tizio decrepito. Ecco il link: http://it.notizie.yahoo.com/foto/le-promesse-non-mantenute-di-berlusconi-slideshow/tre-i-photo--1503810679.html.
Buona stampa. Anche se, parliamoci chiaro, con il tizio decrepito a parlare di promesse mancate si fa poca fatica.
Prima di passare alla musica, ecco un pezzo che suggella direi in maniera impeccabile quanto precede. Luigi Guiso, sul sito LaVoce.info, analizza una delle ultime sfavillanti opinioni espresse dal bleso della Valtellina: http://www.lavoce.info/scoperta-shock-berlusconi-imu-tasse-sono-incostituzionali/.
Buona stampa. In effetti a Tremonti accade di non essere abbastanza cauto nel fare certe affermazioni. E' più brillante di Brunetta, su questo mi sono già sbilanciato, ma ciò non vuol dire che... La sua specialità, comunque, è sostenere, qualche mese o qualche anno dopo che si è verificato un evento o un fenomeno, che lui lo aveva previsto. Se esce dal campo delle previsioni fatte a tempo scaduto, finisce per incartarsi e per sparare sciocchezze degne del tizio decrepito.
E veniamo alla musica. Vi propongo una canzone di Norah Jones, una delle voci più interessanti apparse negli ultimi anni, il cui titolo spiega tutto: Shoot the Moon. Un gran bel brano.



mercoledì 6 febbraio 2013

Civile convivenza?


A proposito della qualità della classe dirigente italiana, oggi torniamo a occuparci di una vicenda sulla quale vi ho già intrattenuto alcune volte nei mesi scorsi. Partiamo da un argomento, ma probabilmente andremo a finire altrove…
Prendiamo le mosse dal lavoro svolto da Matteo Caratozzolo, nominato, nel settembre del 2012, commissario ad acta del Gruppo Fondiaria-Sai dall’ISVAP, allora autorità di controllo delle società d’assicurazione, competenza oggi trasferita alla Banca d’Italia.
Ebbene, Caratozzolo, come ci racconta il Sole 24 Ore, ha concluso il suo lavoro e ha trovato diverse situazioni dalle quali si dimostra quanto piacesse la marmellata agli esponenti della premiata ditta Salvatore Ligresti e Figli. In realtà, apprezzavano anche il miele e la crema di cioccolata e hanno le dita ben impastate di tali leccornie. E potevano, inoltre, contare sulla benevola distrazione di alcuni tra quelli che avrebbero dovuto aiutarli a tenere chiusa la dispensa, non già a svuotarla.
Buona stampa. Niente che non potessimo immaginare anche prima, però, a leggerle, certe cose fanno altra impressione. Di fronte a vicende come questa c’è davvero da chiedersi come sia possibile per il nostro paese un futuro decente. Pensare che una famiglia, proprietaria di una parte importante, ma minoritaria, di una società quotata in Borsa, possa arrivare a depredarla (il verbo è della Galvagni, ma lo condivido) fa accapponare la pelle. Credo sia evidente a tutti come la vicenda Ligresti (e quelle Parmalat e Cirio prima e quella MPS oggi) stia a dimostrare che il buon vecchio limite tra il bene e il male, per molti italiani, non ha più alcuna importanza. Il che vale, purtroppo, non soltanto per l’ambiente della finanza o della politica. Limitandoci a quel che possiamo vedere girando per le nostre città ogni giorno, abbiamo a disposizione prove a non finire. Osservate quanta gente parla al telefono mentre è al volante, per esempio. O quanti si guardano bene dal pagare il biglietto del tram o del treno. Guardate le strade delle nostre città: sono luride, segno di come a ben pochi venga in mente di usare i cestini che, in molti casi, sono disponibili in numero adeguato. E non parliamo di tanti proprietari di cani…
Il buon vecchio limite tra il bene e il male viene dimenticato quando, non solo nelle persone già predisposte a scordarselo, si sviluppa il convincimento che, qualsiasi cosa si faccia, difficilmente si subirà una sanzione e che non sia poi così grave infrangere una delle norme che dovrebbero regolare quella che (scusate se mi servo di definizioni datate) un tempo si chiamava “civile convivenza”. Quando si hanno di fronte esempi come quelli dei Ligresti o di Mussari, perché mai uno dovrebbe perdere tempo con la legalità, con l’impegno e la correttezza nel ricoprire un incarico di rilievo (pubblico o privato poco importa), con il rispetto per gli altri e, insomma, con tutto l’armamentario che, in un passato non così lontano, aveva rilievo in Italia così come, ancor oggi, ne ha in altri paesi, i quali possono perciò ritenersi civili.
Ovviamente, il problema non nasce soltanto dai cattivi esempi o dalla mancanza di controlli e di adeguate punizioni. Quando i comportamenti illeciti vengono premiati o si promette di premiarli…

martedì 5 febbraio 2013

I conti? Li paghiamo noi


Sulle promesse del tizio decrepito torneremo sicuramente, nulla e nessuno può rallentare la sua corsa sfrenata, certamente non i lacchè che lo circondano e che sanno soltanto dargli ragione, timorosi di cadere in disgrazia. E, ovviamente, non si preoccupano, loro come il tizio decrepito, delle conseguenze di quelle che vengono spacciate per proposte realistiche. Dimenticando quante altre proposte realistiche sono state fatte e quali sono stati i risultati sui conti pubblici.
Non val neppure la pena ch’io mi dilunghi, vi basterà leggere quel che spiega, assai meglio di quanto potrei fare io, Tito Boeri sul sito LaVoce.info: http://www.lavoce.info/berlusconi-tasse-promesse-elettorali-spread-paradisi-fiscali-im/.
Buona stampa. Mi piacerebbe sentire cosa ne pensa quello che, se potesse, si conferirebbe il Nobel per l’economia da solo… Di certo schiaffeggerebbe l’aria con le sue manine sbuffando, infastidito da quelle che giudicherebbe considerazioni irrilevanti.
Vien da ridere a pensare che, quando stavano insieme al governo, Tremonti e Brunetta erano come cane e gatto, litigavano e si insultavano e non si trovavano d’accordo su nulla, anche se prevaleva il primo, forse perché oggettivamente più brillante (non si tratta di un apprezzamento, ma di una constatazione).
Strano questo contrasto continuo e ineliminabile: appartengono alla stessa scuola, quella di coloro i quali non hanno gran dimestichezza con la contabilità nazionale e che, come osserva giustamente Boeri, son più pratici di scoperture che di coperture.
Le promesse che vanno prese sul serio e apprezzate e, magari, anche premiate con il voto sono quelle il cui conto non ci viene fatto pagare. Il tizio decrepito ce ne ha fatti pagare tanti di conti, alcuni dei quali per favori che lui ha fatto ai non pochi italiani che non hanno dimestichezza con la legalità (dalle quote latte ai condoni edilizi, tanto per dirne un paio). Adesso basta, per favore.

domenica 3 febbraio 2013

Gente che dimentica


Torniamo alle promesse del tizio decrepito. Uno dei provvedimenti di cui lui e il suo Ministro dell’Economia, il bleso della Valtellina, andavano particolarmente fieri era l’introduzione della cedolare secca sugli affitti degli immobili, a suo tempo presentata come una misura capace di porre fine all’evasione fiscale nel settore e a fornire allo Stato ingenti risorse.
Le cose, ma guarda un po’!, non sono andate proprio nel modo previsto dal tizio decrepito e dal bleso, come documenta questo articolo di ieri del Corriere: http://www.corriere.it/economia/13_febbraio_02/affitti-nero-cgia-cedolare-secca_5e16b658-6d2b-11e2-8cda-116f437864e3.shtml.
Buona stampa. Mi piacerebbe sapere dal tizio decrepito e dal bleso come pensano di tappare i buchi lasciati nel bilancio statale dal fallimento della cedolare secca. Mi piacerebbe anche sapere, questo soltanto dal tizio decrepito (lui e il bleso, a quanto pare, adesso fanno promesse diverse), come farà a tappare le falle nei conti pubblici che causerà il rimborso dell’IMU sulla prima casa pomposamente promesso oggi. Potrebbe spiegare in che modo intende finanziare questo rimborso? Con un accordo con la Svizzera per tassare i capitali ancora depositati “clandestinamente” nelle banche elvetiche? Un accordo, giova precisarlo, che è ben lungi dall’essere definito, con posizioni ancora molto distanti. E poi, ammesso e non concesso che l’accordo si trovi, ha un’idea il tizio decrepito di quanti minuti ci metteranno i proprietari di quei capitali a spedirli a Singapore piuttosto che a Nassau, dove potranno restare tranquillamente ignoti allo Stato italiano e ben retribuiti esattamente come sono ora in terra svizzera? Ha un’idea di quanti lo hanno già fatto?
Non dubito che queste domande verranno poste domani con anche maggior durezza e precisione da tutti i quotidiani italiani… Naturalmente non accadrà e il tizio decrepito continuerà a fare promesse e a dare numeri a caso, tranquillo che nessuno gli rinfaccerà nulla e, se mai accadesse, potrà sempre ripetere il vecchio ritornello che è stato frainteso.
Passando a un altro tema, vi segnalo l'articolo di Giuliano Amato pubblicato oggi dal Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-02-03/tempo-completare-riforma-081030.shtml?uuid=AbQuvkQH&fromSearch.
Stampa così e così. Apprezzabile l’intento di ripercorrere la storia del provvedimento che intendeva separare le vicende delle Fondazioni da quelle delle banche da cui erano originate. Lodevole anche l’esortazione a riprendere un percorso legislativo interrotto. Assai meno positivo che, quando si accenna alla mancata traduzione in legge di tutti gli obiettivi del processo riformatore di cui Amato rivendica la paternità, non venga indicata nessuna responsabilità, come se i provvedimenti legislativi si scrivessero e si approvassero da soli… E non si dedica poi neanche un cenno al conflitto che oppose Tremonti alle Fondazioni, uno dei momenti chiave nel processo che ha impedito l'affermarsi dei principi che Amato auspicava fossero tradotti in pratica dalla "sua" legge e dai successivi provvedimenti in materia.
Difficile non pensare che sia il timore di parlare delle colpe della politica, magari della sua parte politica, a frenare Amato. Il quale, tra l’altro, è troppo parte di questa storia per poterla raccontare in maniera adeguata. Intendiamoci, è un ricostruzione che merita di essere letta, ma i peccati di omissione ci sono, eccome se ci sono!