lunedì 30 settembre 2013

Un organo di stampa del comunismo internazionale


Ecco una preziosa lezione di giornalismo, grazie alla quale sono riuscito a mantenere confinata la mia ira, che prosegue da mercoledì, ampliata nella sera di sabato, da quando, insomma, ho letto delle brillanti altruistiche ultime decisioni del tizio decrepito. Mentre lui, il tizio decrepito, continua a sproloquiare senza vergogna, Bill Emmott, già direttore di The Economist (se ben ricordo, direttore anche al tempo della famosa copertina in cui il settimanale affermava che il tizio decrepito non era adatto a governare l’Italia, cui seguiva all'interno un articolo che si suggerisco di rileggere o leggere: http://www.economist.com/node/587107), pubblicava un editoriale sul sito del Financial Times (http://www.ft.com/intl/cms/s/0/e3bc9a98-29b9-11e3-9bc6-00144feab7de.html#axzz2gOvnVFsJ).
Buona stampa. Emmott, oltre a conoscere bene il nostro paese, sa anche andare al di là della contingenza e indicare un percorso che, purtroppo, difficilmente i nostri politici, di qualsiasi partito, si sogneranno di imboccare. Il cambiamento, di cui abbiamo un disperato bisogno, è un pericolo per tutti, dall’estrema destra all’estrema sinistra (per usare una terminologia in voga qualche anno fa).
Il Financial Times, comunque, aveva già ben descritto ieri la natura e le conseguenze della mossa del tizio decrepito: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/c6ae91bc-2924-11e3-8d19-00144feab7de.html#axzz2gOvnVFsJ.
Buona stampa. E sottolineo un dettaglio, che avrei voluto trovare in qualche editoriale italiano: l’atteggiamento del tizio decrepito è definito come chutzpah, vocabolo di origine Yiddish credo inteso, anche in base al contesto, nel significato originario, non certo in quello più recente assunto nella lingua inglese (http://en.wikipedia.org/wiki/Chutzpah).
Insolenza è una buona traduzione del termine e rende perfettamente la situazione che stiamo vivendo. Il tizio decrepito è insolente ieri come oggi come vent’anni fa: insulta i suoi concittadini propinando promesse e menzogne senza sosta, con l’arroganza di chi usa il potere per obiettivi diversi da quelli che indica. Un figuro che pretenderebbe di sottrarsi indefinitamente alle conseguenze dei propri comportamenti, manipolando le persone e piegando ai propri interessi le Istituzioni (si, uso ancora la maiuscola!).
Giusto perché uno di voi tre non possa pensare che trovo i miei argomenti su Il Fatto Quotidiano, ecco, un esempio tra tanti, come descriveva il Financial Times la vicenda del Senatore De Gregorio qualche mese fa:
Buona stampa. Ovviamente e come sempre.
Finisco tornando in Italia, suggerendovi di guardare queste immagini sul sito del Corriere della Sera: http://www.corriere.it/politica/foto/09-2013/berlusconi/pdl-riunione/riunione-parlamentari-pdl-_41884126-29f7-11e3-ab32-51c2dea60815.shtml#1.
Immagini, appunto, fotografie, ma più efficaci di qualsiasi mia parola. Il tizio decrepito, i suoi scherani e i suoi servi pensano a tutto fuorché ai problemi e alle necessità degli italiani. Un autocompiacimento come quello che traspare dai loro volti dice tutto sul modo in cui si confrontano con la realtà. Se poi volete che vi dica cosa penso della chirurgia plastica, sorriderò, che altro potrei fare di fronte alla patetica maschera incapace di nascondere il vecchio…
Alessandro Manzoni, nel descrivere l’assalto al forno delle grucce

domenica 29 settembre 2013

Conto fino a dieci


L’ultimo post si chiudeva con queste parole, suggerite dalla patetica vicenda delle dimissioni dei parlamentari del Pdl:
“Ecco, vi ho annoiato con queste trascurabili storielle e, intanto, c’è qualcuno che si preoccupa per le sue faccende personali e la servitù si adegua. E Letta twitta e suona la campanella di Wall Street…”
Non mi cito per gratificare la mia vanità, ma per ricordare quanto fosse già stato grave che il tizio decrepito imponesse ai parlamentari del suo partito di consegnare le lettere di dimissioni ai capigruppo, pretendendo da loro uno strumento per esercitare ulteriore pressione sul Presidente della Repubblica e sul Presidente del Consiglio, dai quali lui vorrebbe che cancellassero le conseguenze legali dei suoi comportamenti.
E poi è arrivato sabato…
Per il momento non dico nulla di quel che penso riguardo a quanto accaduto ieri. Mi limiterò a suggerirvi la lettura dei due editoriali nei quali mi riconosco maggiormente tra quelli letti nei quotidiani di oggi.
Il primo è del direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-29/dignita-081331.shtml.
Buona stampa. Per entrambi. La sola riserva è che, anche in questa occasione, usano nei confronti del tizio decrepito un tono che ormai non è più giustificato in alcun modo. Il tizio decrepito, con il sostegno dei suoi più volgari scherani e dei suoi più viscidi servi (i nomi li conoscete certamente), ha dimostrato che nulla gli interessa oltre la sua persona, che non ha rispetto per nulla che non sia sé stesso e, forse, i suoi familiari. Non gli dobbiamo, dunque, più nessun rispetto e mi piacerebbe che ne tenessero conto anche Napoletano e Calabresi, sebbene il loro atteggiamento “morbido” nasca da intenti strumentali che posso intuire e, in minima parte, arrivare a condividere.
Fine. Per ora meglio non aggiungere altro.

mercoledì 25 settembre 2013

La campanella per loro non suona mai


Avevo in animo di parlare di Telecom Italia da qualche settimana, perché il destino della società che possiede e gestisce la rete telefonica fissa italiana era già abbastanza delineato da tempo, da quando Assicurazioni Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo (quest’ultima meno nettamente) avevano fatto sapere di non voler più restare nel patto di Telco e di mirare alla cessione della propria quota. Detto altrimenti, avevano sfilato le loro carte dal castello, per definizione fragile, su cui si reggeva il controllo azionario di Telecom.
La storia recente di Telecom Italia è lunga e complessa. Non mi azzardo certamente a ricostruirla io. Lo fanno molto meglio di me tanti giornalisti dei maggiori quotidiani italiani. Visto che il tema, per l’appunto, è di quelli pesanti, affido il fardello a un paio di voci.
La prima, particolarmente autorevole, è quella di Guido Gentili, dal 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-25/risveglio-tardivo-politica-063932.shtml?uuid=AbvZJPbI.
Buona stampa. C’è quasi tutto quel che bisogna sapere per guardare alla vicenda con l’occhio al futuro.
La seconda, quella di Daniele Manca, trova spazio sul Corriere della Sera di oggi e sintetizza gli eventi succedutisi da quando Prodi decise la privatizzazione di Telecom: http://www.corriere.it/economia/13_settembre_25/gli-errori-degli-azionisti-e-lo-schiaffo-al-mercato-daniele-manca_18ad3e9a-25a2-11e3-baac-128ffcce9856.shtml.
Buona stampa.
Sul piano storico, io aggiungerei un paio di dettagli.
Il primo è che nel valutare le vicende di Telecom Italia, ma anche in quelle di altre società quotate italiane, non si può dimenticare il ruolo avuto da uno degli italiani giustamente più rispettati nel mondo: Mario Draghi. Draghi dal 1991 al 2001 è stato Direttore Generale del Ministero del Tesoro e dal 1993 al 2001 Presidente del Comitato Privatizzazioni del Ministero stesso, quindi ha avuto un ruolo cruciale nelle vicende che hanno portato alla cessione di una parte importante del patrimonio dello Stato. Ha anche firmato la legge che ha apportato importanti modifiche al diritto delle società quotate in Borsa (nota, appunto, come Legge Draghi), alcuni punti della quale sono stati e sono tuttora controversi.
Non c’è un giudizio di valore in quanto precede, ma soltanto, come ho detto, l’intento di aggiungere qualche utile dettaglio storico e qualche spunto di riflessione.
Il secondo aspetto su cui vorrei attirare la vostra attenzione è che, quando Colaninno, Gnutti e compagni lanciarono l’OPA su Telecom nel 1999, il Presidente del Consiglio era Massimo D’Alema e Stefano Fassina (attuale Viceministro dell’Economia e delle Finanze) era al Dipartimento Affari Economici della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questo perché non si dimentichi chi assistette senza interferire nella prima scalata che, caricando Telecom Italia di debito, ha seminato la pianta di cui oggi cogliamo gli amari frutti.
Ovviamente, D’Alema e Fassina si guardano bene dal considerare criticamente il proprio operato. Si sa, da queste parti nessuno ha mai colpa di nulla, tutto accade senza che i politici abbiano mai alcuna responsabilità e, soprattutto, che siano chiamati a pagare per i loro errori.
Già che ci siamo, parliamo brevemente anche di Alitalia. Se davvero Air France-KLM deciderà di acquisire la maggioranza, le avremo fatto un bel regalo, visto che pagherà molto meno di quanto avrebbe pagato nel 2007. Sergio Rizzo spiega perfettamente tutto in questo articolo pubblicato dal Corriere ieri: http://www.corriere.it/opinioni/13_settembre_24/rizzo-patrioti-abbandonarono-alitalia_9e7fe792-24f4-11e3-bae9-00d7f9d1dc68.shtml.
Buona stampa. Migliore di qualsiasi mia ricostruzione. Ovviamente, mi piace in particolare la conclusione.
Ecco, vi ho annoiato con queste trascurabili storielle e, intanto, c’è qualcuno che si preoccupa per le sue faccende personali e la servitù si adegua. E Letta twitta e suona la campanella di Wall Street…
Buona notte e buona fortuna.

mercoledì 18 settembre 2013

Voi come la chiamate?


Io la chiamo presa in giro. E uso quest’espressione un po’ datata e desueta (se ne adoperano di assai più esplicite, le conosco e, in altre circostanze, me ne servo) per il solito impegno a non dare spazio nel blog alla volgarità che viene così generosamente offerta dai mezzi di comunicazione più frequentati.
Oggi i giornali parlano diffusamente del possibile aumento dell’IVA dal 21 al 22% con decorrenza da ottobre. E’ una misura che non piace a nessuno (anche a me, per quel che conta), soprattutto perché va a incidere anche sui consumi non voluttuari o di lusso. Però, purtroppo, i conti sono conti e devono quadrare, non solo perché lo vuole l’Europa, ma perché ci conviene, e parecchio. Ad ogni modo, ecco un paio di collegamenti: il primo da La Stampa (http://www.lastampa.it/2013/09/18/italia/politica/scontro-sullaumento-delliva-pdl-letta-smentisca-laumento-mPWCQZcztHSEIaYIvlxbqO/pagina.html) e il secondo da Il Giornale (http://www.ilgiornale.it/news/economia/lue-commissaria-saccomanni-e-ci-impone-laumento-iva-951238.html).
Cronaca. Che concede un po’ troppo spazio alle solite considerazioni a misura di Twitter con cui, ormai, i nostri politici alimentano (o meglio: cercano di alimentare) la propria popolarità, a scapito dell’azione e della qualità dell’azione. Detto altrimenti: si tratta delle solite chiacchiere per strappare qualche istante di attenzione ai mezzi di comunicazione, parole destinate a volar via leggere e inconcludenti, mentre i problemi degli italiani restano lì irrisolti.
Poi mi ritrovo a leggere un articolo di Sergio Rizzo sul Corriere di oggi, dedicato alla selva delle società controllate dagli enti locali. Sfortunatamente non è reperibile on line, la nave e il tizio decrepito, a quanto pare, hanno bisogno di spazio… Spero arrivi nei prossimi giorni, ve lo segnalerò.
Ah, il povero Saccomanni… viene vituperato da quasi tutti perché cerca di impedire che, per mantenere questa o quella promessa elettorale, si aprano voragini nei conti pubblici  e, nel frattempo, a Roma come a Napoli come a Trento come in qualunque regione, provincia e comune d’Italia si buttano montagne di denaro. L’IVA non si deve aumentare, ma il magnamagna deve continuare.
Buona notte e buona fortuna.

venerdì 13 settembre 2013

Legalità


Iniziamo con alcuni articoli di oggi.
Il primo, dal Sole 24 Ore, è di Adriana Cerretelli e costituisce un utile promemoria ai politici italiani, affinché si ricordino che sta finendo l’estate (elettorale) tedesca e noi, nel tornare a scuola, arriveremo con i quaderni quasi vuoti, con tutto quel che ne potrebbe derivare: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-13/tempesta-dietro-angolo-063937.shtml?uuid=AbRH8EWI.
Buona stampa. Che, come al solito, farà la fine delle parole di Giovanni Battista.
Veniamo all’editoriale del Corriere, di Antonio Politico, in cui si tessono le lodi, si fa per dire, dell’amministrazione comunale di Napoli, guidata da De Magistris, quello che parlava tanto di legalità… Ecco il link: http://www.corriere.it/editoriali/13_settembre_13/come-premiare-l-illegalita_3fac5412-1c34-11e3-8df2-24a872f62c06.shtml.
Buona stampa. Anche questo pezzo, temo, rimarrà inascoltato, come qualsiasi richiamo alla difesa della legalità. Ormai politica e pubblica amministrazione hanno, perdonate l’espressione, calato le braghe. Chiunque lo può verificare girando per le nostre strade ogni giorno: non esistono controlli adeguati, si può compiere qualsiasi infrazione, dalla più trascurabile alla più grave, con la certezza di farla quasi certamente franca. E non trascuriamo quanto contribuisca ad alimentare la propensione all’illegalità diffusa l’atteggiamento di totale spregio della legge da parte di innumerevoli membri della classe politica, anche tra quelli considerati “più rispettabili” (virgolette obbligatorie, il comparativo, infatti, non significa gran che).
Cronaca. Di quella che, come mi tocca dire spesso, fa prudere le mani. Solo due annotazioni, giusto per proteggere le mie e le vostre cellule epatiche. Prima: la riconferma di Mussari alla presidenza dell’ABI avvenne quando già il dissesto del Monte dei Paschi era ben noto (e in un paese normale di riconferma non si sarebbe neppure parlato) e Amato non poteva non saperlo. Seconda considerazione, che è piuttosto una domanda: cosa ci scommettiamo che Amato diventerà, prima o poi, Presidente della Corte Costituzionale (e anche questo, in un paese normale, difficilmente accadrebbe)?
E, adesso, facciamo un salto indietro di qualche giorno. Sul tema della legalità e dell’importanza che riveste il suo rispetto da parte di chi guida una nazione, Claudio Magris aveva scritto un articolo apparso il 9 settembre sul Corriere. Un pezzo che merita assolutamente di essere letto e stampato e conservato per trasmetterlo ai posteri (se uno ha già dei posteri o progetta di averne): http://www.corriere.it/opinioni/13_settembre_09/magris-storia-cannone-parla-anche-noi_697bdb16-192b-11e3-965e-2853ac612ccd.shtml.
Buona stampa. Era sottointeso…
E, mi ripeto anche in questo, per cercare di farvi sorridere, ricorro alla pungente simpatia di Gramellini e del suo Buongiorno di mercoledì: http://www.lastampa.it/2013/09/11/cultura/opinioni/buongiorno/super-partes-7ZqXBd7zZe3Vlp5C0aPdHP/pagina.html.
Buona stampa. E anche questo non vi sorprende.
Buona notte e buona fortuna.

domenica 1 settembre 2013

Cronache italiane?


Oggi, ne sono veramente felice, posso raccontarvi una bella storia, qualcosa che, non penso di sbagliare, è motivo di conforto per tutti noi.
Voi tre non ci crederete, ma è successo che un amministratore locale, il responsabile del settore agricolo di un’importante regione, sia stato licenziato per aver fatto acquistare, a spese dei contribuenti, un’auto estremamente lussuosa che, per dimensioni, consumi, finiture esagerate, mal si conciliava, tra l’altro, con le convinzioni ecologiste dell’assessore in questione.
Era ora, non vi pare? Noi stringiamo la cinghia e questi spendono e spandono a carico nostro. Per fortuna si stanno mettendo in riga. Bene. Direi che dobbiamo essere grati al suo superiore diretto che l’ha costretto alle dimissioni. Chi sarà stato? Cota, Governatore del Piemonte? No, lui non governa con gli ecologisti, si preoccupa (e ne ha motivo) di un verde diverso. Che sia Nichi Vendola, alla guida della Regione Puglia, uno che delle convenzioni se ne frega, ma è ben attento al potere e a tutto quel che serve per raggiungerlo e mantenerlo? Acqua! Acqua profonda!
Cosa dite? Mi domandate se sono sicuro che sia accaduto qui, in Italia?
No, non è accaduto in Italia. In Italia queste cose non succedono. Guarda un po’, è accaduto in Germania: http://www.corriere.it/esteri/13_settembre_01/germaia-auto-lusso-verde-licenziato_b4a196d6-132b-11e3-b29f-7fb8749168ea.shtml.
Cronaca. Di quelle che fanno star male, perché, appunto, non sono cronache italiane.
Provo a farvi sorridere, con un breve testo di Mattia Feltri da La Stampa del 24 Agosto:
Buona stampa. Mattia Feltri, diversamente da Vittorio Feltri (suo padre), non nutre molta simpatia per il tizio decrepito (andate a leggere gli altri suoi pezzi e mi darete ragione), ma non è per questo (o non solo per questo, lo ammetto) che ve ne ho suggerito la lettura. L’ho fatto perché apprezzo molto lo spazio che La Stampa offre a Gramellini, Jena e Feltri (Mattia), le cui rubriche ci aiutano a sorridere o, quantomeno, a riportare verso l’alto le pieghe delle labbra. E ripenso con nostalgia a Controcorrente, lo spazio de Il Giornale (quello di Indro Montanelli). Era un piacere (quasi) quotidiano. Quasi perché non sempre risultava all'altezza delle aspettative. Ma si sa, sono le aspettative a essere esagerate.
Non quando si parla di musica. In particolare quando si parla di grandi voci e di grandi brani. Questa sera torniamo alla "tradizione" di questo blog, ossia alle versioni multiple di pezzi particolarmente importanti nella storia della musica. La canzone che vi propongo è Little Girl Blue, come molti standard tratta da un musical (http://en.wikipedia.org/wiki/Little_Girl_Blue_%28song%29).
E andiamo a razzo, senza commenti, o quasi. Cominciamo con Janis Joplin.


Passiamo a Chet Baker: guardate le immagini di questo straordinario video dedicato a un gigante della musica, così meravigliosamente fragile, e godetevi il piano di Enrico Pieranunzi.


E poi a Nina Simone, dal vivo a Montreux nel 1976.


Mi fermo qui, perché Nina Simone è semplicemente stupenda. Potete riascoltarla, o se preferite, continuare voi la ricerca su YouTube, troverete tante altre esecuzioni degne di ascolto.