sabato 5 luglio 2014

Speranze


Sono stato via per qualche giorno, ho letto meno i quotidiani e ho dedicato alcune ore a un libro che mi ha appassionato nel (poco) tempo non dedicato al mare, al sole, alla macchina fotografica e, quello più prezioso, agli amici.
Si tratta della biografia di Enrico Cuccia, leggendario artefice di Mediobanca, scritta da Giorgio La Malfa (Giorgio La Malfa – Cuccia e il segreto di Mediobanca – Feltrinelli). Un lavoro ampio, con una generosa bibliografia, in parte inedita, frutto anche della consuetudine tra l’autore e il protagonista. Ecco, forse non si dovrebbe scrivere la bibliografia di un amico di famiglia… La Malfa non si fa neppure sfiorare dai dubbi che, di fronte a certi passaggi, emergono immediati nel suo lettore. Ciò detto, il libro merita la lettura perché offre un ritratto sfaccettato di un personaggio che ha lungamente influenzato la vita italiana ben al di là di quanto il ruolo avrebbe probabilmente consentito.
Anche se La Malfa cerca di attenuare le une e dar enfasi alle altre, nell’esistenza di Cuccia, come in quella di chiunque altro, vi sono ombre accanto alle luci. Lascio a voi cercare le une e le altre, se volete, leggendo il libro.
Io voglio riprendere due brani di una lettera scritta nel 1995 da Cuccia a uno degli italiani per il quale ho personalmente nutrito grande stima e ammirazione: Leo Valiani.
Sono riportati a pagina 216 del volume in questione, con dettagli sulle circostanze in cui l’epistola fu scritta.
Primo:
Carissimo Leo,
ho passato delle ore molto belle scorrendo il tuo bellissimo libro. Grazie per avermelo inviato. Riandando a quegli anni mi sono chiesto ancora una volta: come mai sotto il fascismo le persone di una qualche cultura erano tutte animate da una passione civica, più o meno intensa, ma largamente diffusa? E i tuoi ricordi lo testimoniano. E come mai in regime di libertà anche persone di cui abbiamo stima restano indifferenti ad aspetti della vita politica del paese che a noi ci indignano? […] Si direbbe che la democrazia ha un effetto soporifero sulle coscienze e attutisce le difese immunitarie contro i pericoli che la insidiano.
E il secondo:
Tu ricorderai il pessimismo di Adolfo [Tino] sulla assoluta incapacità del paese di esprimere una classe dirigente valida […]. Il male è che quelli che non vogliono impegnarsi è perché pensano che non ne valga la pena e non sono interessati a null’altro che a una meschina visione del loro “particolare”. Come vedi, il pessimismo di Adolfo mi ha profondamente segnato. Non mi resta che sperare che mi sbagli.
Non c’è nulla da aggiungere se non che, e non temo smentite, nulla è cambiato in meglio dall’aprile del 1995 in cui Cuccia scriveva queste righe.
Passiamo a un altro scritto che merita di essere letto. E’ un salto nell’attualità di un conflitto che non sembra poter conoscere termine, quello tra israeliani e palestinesi: la testimonianza di Zeruya Shalev, israeliana madre di un soldato. E’ stata pubblicata dal Corriere di oggi, ma non è disponibile on line, quindi ho fatto lavorare lo scanner.


Anche qui, non c’è nulla da aggiungere.
Buona notte e buona fortuna.