domenica 26 ottobre 2014

So long, Ben


Per quelli della mia generazione, un certo cinema americano degli anni 70 e 80 ha consentito di conoscere meglio una nazione cui guardavamo con ammirazione anche quando, apparentemente, ne sottolineavamo i difetti senza riconoscerne i pregi.
Registi come Lumet, Pollack, Pakula, Coppola, Lucas e altri hanno scritto pagine cinematografiche memorabili, non di rado portando sullo schermo storie che molto dovevano alla stampa americana, alla determinazione con la quale cercava di svolgere il proprio ruolo di controllo della politica e di studio e rappresentazione della società.
Tra questi film, uno di quelli che ricordo con maggior precisione e che apprezzai fin dalla prima di molte visioni, è sicuramente Tutti gli uomini del Presidente (All the President’s men) di Alan J. Pakula (http://it.wikipedia.org/wiki/Alan_Pakula), che descriveva l’inchiesta svolta sull’effrazione al Watergate da Bob Woodward e Carl Bernstein per The Washington Post, inchiesta che dette un contributo più che rilevante alle dimissioni di Richard Nixon. Il cast vedeva Robert Redford (Woodward) e Dustin Hofmann (Bernstein) nel ruolo dei protagonisti, con accanto alcuni altri eccellenti attori in ruoli importanti. Tra questi Jason Robards, che interpretava Ben Bradlee, il Direttore del quotidiano, che proprio per la sua interpretazione ottenne il premio Oscar come attore non protagonista nel 1977, uno dei quattro attribuiti alla pellicola di Pakula (http://it.wikipedia.org/wiki/Tutti_gli_uomini_del_presidente_%28film%29).
Perché vi racconto tutto questo? Perché il 21 Ottobre è morto Ben Bradlee, che ho citato in un mio post dello scorso febbraio, considerandolo un esempio del giornalismo al quale, purtroppo, i nostri quotidiani s’ispirano sempre meno. Qualcosa di più su di lui potete scoprirla qui: http://en.wikipedia.org/wiki/Benjamin_C._Bradlee. Come vedete, si tratta di un esponente di quella che possiamo considerare l’aristocrazia americana, il che spiega anche la sua familiarità con i Kennedy. Certamente un uomo di rilievo. Che Jason Robards ha interpretato in maniera veramente impeccabile. Ve ne offro un piccolo esempio, dandovi la possibilità di scelta fra la versione originale e quella doppiata della stessa scena (i segmenti non sono proprio eguali, ma si tratta di dettagli secondari). Una lezione di giornalismo e di recitazione. Godetevi anche Jack Warden, un grandissimo attore.
La prima è quella in inglese.


Questa è in italiano.


E veniamo alle cose di casa nostra, argomento assai meno gratificante. Non voglio appesantire troppo l’aria, così vi suggerisco soltanto un’analisi interessante, dal Sole 24 Ore di oggi, della situazione del PD. L’autore è Roberto D’Alimonte: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-10-26/cambiare-o-conservare-due-sinistre--152954.shtml?uuid=ABZ2uy6B.
Buona stampa. Comunque la pensiate, un PD che riesca finalmente a liberarsi dei vincoli con un passato tutt’altro che glorioso farebbe soltanto bene al Paese. Si tratta, ovviamente, di una condizione necessaria, ma non sufficiente perché le cose possano andare meglio. Ce ne sono, purtroppo, tante altre…
Pensate soltanto quanto ci sono costate e quanto ci costeranno ancora le follie gestionali di alcune banche, piegate al volere della politica e stremate dall’inettitudine e dalla disonestà di dirigenti saliti al vertice proprio perché ben ammanicati con i politici. Ci torneremo sopra, quando avrò guardato meglio i dati sulle verifiche effettuate dalla Banca Centrale Europea.
Per chiudere, ecco l’ultima versione di The Nearness of You. Un vero botto finale. Ascoltiamo un sassofonista eccellente, Michael Brecker (la cui vita, come ho già detto in passato, è stata davvero troppo breve), insieme a una grande voce, quella di James Taylor.


domenica 19 ottobre 2014

Non era meglio cercare di trattenerlo?


Affaccendato in questioni del Nord Est, ho lasciato da parte quelle del Nord Ovest, in particolare quelle di Genova. Diversamente da me, hanno tenuto il faro puntato in quella direzione sia Massimo Gramellini sia Aldo Grasso, che hanno giustamente deciso di occuparsi di alcuni dei mediocri protagonisti della politica. Cominciamo dal Buongiorno del 15 ottobre, che ben coglie il valore di Beppe Grillo: inesistente. Una piaga peggiore dei mali che asserisce di voler curare. Ecco il testo di Gramellini: http://www.lastampa.it/2014/10/15/cultura/opinioni/buongiorno/il-fango-nella-testa-BQuyrjMyq5LgsIlwjlQ7yL/pagina.html.
Aldo Grasso, sul Corriere di oggi, si occupa di Claudio Burlando, attuale Presidente della Regione Liguria, il quale vorrebbe farci pensare che lui passava per caso. Ecco il collegamento al pezzo: http://www.corriere.it/opinioni/14_ottobre_19/fango-senso-potere-re-claudio-8779760c-5758-11e4-8fc9-9c971311664f.shtml#.
Buona stampa. Per entrambi gli autori. Per i protagonisti dei loro articoli, invece, una facile profezia: resteranno lì, continueranno, ognuno a suo modo e con il proprio stile (si fa molto per dire) a dedicarsi al bene dell’Italia (e qui si fa per dire anche di più). Salvo i ladri di polli, in Italia il conto non lo paga quasi mai nessuno, come dimostrano le ultime storie di cui mi sono occupato.
Visto che abbiamo parlato del Presidente della Regione Liguria, parliamo anche dei suoi colleghi, subito pronti a sollevare gli scudi di fronte alla prospettiva, indicata da Renzi, di dover ridurre la propria spesa.
E’ un argomento importante, con implicazioni nella vita quotidiana dei cittadini, specie quelli che vivono problemi gravi come la malattia o la disoccupazione. Per questo è doveroso cercare di capire come stanno le cose. Per il Corriere della Sera, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo si sono occupati in più occasioni del tema. Rizzo è tornato a farlo ieri, con un lungo articolo che mi sembra una lettura necessaria: http://www.corriere.it/editoriali/14_ottobre_18/non-delitto-tagliare-2percento-c94900d8-5687-11e4-ad9c-57a7e1c5a779.shtml#.
Buona stampa. Ovvio, non basta questo pezzo per formarsi un’opinione precisa della questione della spesa regionale, tuttavia pare che ci siano senz’altro ampi margini per ridurla. Dell’articolo mi piace riprendere una frase, che condivido interamente; avrei solo preferito che Rizzo usasse maggiore durezza nei confronti dei suoi colleghi e dei mezzi di comunicazione: “Queste hanno cominciato subito a comportarsi come piccoli Stati indipendenti i cui amministratori, ribattezzati pomposamente «governatori» con la colpevole complicità della stampa, non avevano però il dovere di rispondere agli elettori, visto che i soldi venivano pressoché tutti distribuiti attraverso lo Stato centrale.
Il problema della spesa pubblica, purtroppo, ha molto a che fare con la resistenza di chi trae, in varia misura e a vario titolo, vantaggio dal fiume di denaro che esce dalle casse dello Stato e degli Enti Locali, inclusi i dipendenti pubblici. E che costoro oppongano una resistenza davvero formidabile al controllo di quel flusso si capisce leggendo l’intervista di Beppe Severgnini a Carlo Cottarelli, già Commissario alla Spending Review (che esiste anche in italiano e si chiama revisione della spesa). Risale a venerdì e la trovate a questo indirizzo: http://www.corriere.it/economia/14_ottobre_17/non-mi-davano-neanche-documenti-resistenze-burocrati-roma-33ec9fe2-55b8-11e4-8d72-a992ad018e37.shtml#.
Buona stampa. Che dire? Mi sembra che, come spesso accade, ci facciamo scappare qualcuno delle cui capacità avremmo gran bisogno. Non è il solo, ma mi pare una perdita particolarmente grave. Soprattutto alla luce della rara sensibilità istituzionale rivelata dalle sue parole. Sa il cielo quanto farebbero bene tanti Cottarelli nella Pubblica Amministrazione!
Torniamo a The Nearness of You. E come prima versione ascoltiamo quella di Frank Sinatra, indiscutibilmente un grande interprete di standard.


Continuiamo con un'altra straordinaria voce: Sarah Vaughan, davvero bravissima.


L'ultima interpretazione è quella di Diana Krall, che si accompagna al piano e ne offre una lettura senz'altro più attuale delle precedenti, che pure restano preziose.





venerdì 17 ottobre 2014

Nessuna lezione da imparare


Ieri, davanti a un Giudice di Venezia, la maggior parte degli imputati per i fondi neri del Consorzio Venezia Nuova e del Mose ha patteggiato. Il dettaglio lo trovate in questo articolo del Corriere del Veneto: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2014/16-ottobre-2014/udienza-mose-primi-patteggiamenti-230356714911.shtml.
Cronaca. Prima di procedere, vorrei ricordare che ho già espresso il mio malessere di fronte all’uso della carcerazione preventiva effettuato da una parte dei Pubblici Ministeri italiani. Aggiungo, però, che in presenza di certe ipotesi di reato, l’imputato viene incarcerato in attesa del processo anche in altri paesi. E nel caso dello scandalo veneziano i reati ipotizzati erano pesanti e gli effetti per le casse pubbliche tutt’altro che trascurabili.
Il patteggiamento, come ho già sottolineato qualche giorno fa, di fatto comporta la chiusura delle indagini e la rinuncia, da parte della Procura, alla completa ricostruzione degli eventi e delle responsabilità. Il Dottor Carlo Nordio, Procuratore aggiunto a Venezia, ha sostenuto che la verità potrà essere ricostruita da altri e di essere soddisfatto perché gli imputati hanno subito condanne e sanzioni amministrative che attenueranno il danno subito dalla collettività.
L’articolo non è disponibile sul sito del Corriere del Veneto, ma faccio lavorare lo scanner.


In qualche modo posso anche capire che Nordio abbia voluto manifestare soddisfazione: il fatto che quasi tutti gli imputati abbiano patteggiato (e altri lo faranno nei prossimi giorni) sta ragionevolmente a indicare che lui e i colleghi avevano visto giusto. Non sono, però, affatto sicuro che siano soddisfatti gli italiani. Io, per la verità, non lo sono e continuo a chiedermi se tutto questo ha realmente a che fare con la Giustizia e con i fondamenti di uno Stato di Diritto, laddove ogni cittadino ha affidato allo Stato la tutela degli interessi collettivi, tra i quali mi sembra si possano includere, non solo a titolo di esempio, la sicurezza e la legalità. E, perché no?, anche qualche forma di equità.
E i miei dubbi si alimentano ricordando storie vecchie e scoprendone di nuove, come questa:
Cronaca. In effetti voi, miei cari lettori, la conoscete già, poiché mi è stata segnalata da uno di voi tre, al quale era stata, a sua volta, indicata dagli altri due. A parte la stravaganza del modo in cui viene determinata la somma da pagare per evitare la reclusione (io non sono riuscito a ricostruire l’aritmetica con cui è stata fissata) e anche a voler ignorare i dubbi sui principi che hanno suggerito di offrire la possibilità di pagare per non scontare una pena detentiva, mi chiedo, con Roberto P., quale possa essere l’effetto di una vicenda simile su chi intendesse evadere il fisco. Non vedo nessuna capacità di deterrenza in un ordinamento giuridico che consente di evitare il carcere per evasione fiscale (ripeto: evasione fiscale, uno dei reati più duramente sanzionati nel resto del mondo occidentale) di dimensioni così importanti. Al contrario, credo che questa vicenda, come quella del Consorzio Venezia Nuova-Mose, non faccia altro che abbassare la (purtroppo già assai modesta) propensione degli italiani al rispetto della legge.
Chissà perché sto pensando ad Al Capone e a Bernie Madoff?

martedì 14 ottobre 2014

Non sentivano certo il bisogno di lui


Nella sua abissale insensatezza, lo psiconano+barba-Mediaset ha ritenuto di andare a ispezionare i Genovesi che stanno faticosamente rimuovendo tonnellate di fango e detriti dalla loro città.
Potrà negarlo fino alla morte, ma la sua apparizione a Genova non ha nulla a che fare con la solidarietà o la volontà di individuare azioni da proporre per dare un po’ di sollievo alla città e ai suoi valorosi cittadini. Si tratta dell’ennesimo squallido show di un mediocre comico inspiegabilmente assurto a ruolo di leader (apparente) di un movimento tragicamente inconcludente, dominato da servilismo persino peggiore di quello che abbiamo imparato a conoscere nei partiti del tizio decrepito. Sono trascorsi non so quanti mesi da quando ho scritto che Grillo non era una risorsa per il Paese. Sono stato facile profeta. Ovviamente grazie al formidabile contributo di Ca((zz)sal)eggio e del suo patetico pupo.
Tutta la mia simpatia ai Genovesi che l’hanno contestato come meritava. Per la cronaca della giornata vi rimando, tra tanti, a La Stampa: http://www.lastampa.it/2014/10/14/italia/cronache/nord-flagellato-ora-il-maltempo-si-sposta-al-sud-genova-respira-si-indaga-per-disastro-colposo-VimwxvrYSsiXFTp91NHcsK/pagina.html.
Vorrei poter dire: passiamo alle cose serie, ma, purtroppo, che Ca((zz)sal)eggio e Grillo abbiano un ruolo importante nella vita pubblica italiana è un fatto drammatico, quindi maledettamente serio.
Passiamo, quindi, ad altro. A una vicenda piuttosto sconcertante e anche preoccupante, ossia quella del caos (come altro chiamarlo?) al vertice di una delle maggiori aziende italiane, considerata a ragione per anni un esempio straordinario del genio imprenditoriale che riesce a esprimersi nel nostro Paese. Avrete già capito che si tratta di Luxottica. I giornali dedicano da giorni ampio spazio a quel che accade nel colosso della produzione e distribuzione di occhiali, fin dall’estromissione di Guerra dalla carica di Amministratore Delegato. Personalmente, proprio per l’ammirazione e per la stima che Leonardo Del Vecchio ha saputo meritarsi, mi dispiace che stia prendendo decisioni discutibili, capaci di sconcertare il mercato e, soprattutto, gli investitori esteri, i quali hanno iniziato a vendere senza esitazioni il titolo dell’azienda di Agordo, voltando le spalle proprio all’uomo che, forse più di ogni altro, ha rappresentato, anche (o soprattutto) fuori dai nostri confini, un formidabile esempio del talento imprenditoriale italiano.
Mi è piaciuta l’analisi del caso effettuata da Alessandro Plateroti sul Sole 24 Ore di oggi: breve, ma interessante anche perché svolge un paragone tra Luxottica e FCA. La potete leggere qui: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-10-14/credibilita-e-supermanager-063653.shtml?uuid=ABOeEw2B.
Buona stampa. Ciò che temo, e la cosa sarebbe veramente gravissima, è che questa situazione possa far percorrere a Luxottica la strada compiuta da altre eccellenti aziende italiane, finite in mani straniere. Non si tratta di nazionalismo o di campanilismo. Si tratta semplicemente di avvilimento nel vedere che noi sappiamo buttarci via meglio di chiunque altro...
Torniamo per un attimo a Genova prima di ascoltare qualcosa. Un articolo che non ha bisogno di commento e riguarda alcuni premi concessi a dirigenti pubblici. Non vi dico nulla di più, leggetelo: http://www.corriere.it/cronache/14_ottobre_14/genova-dirigenti-disastro-corsa-altri-bonus-63285f34-5361-11e4-a6fc-251c9a76aa3c.shtml.
Buona stampa. Se non si metterà realmente mano a modifiche radicali del rapporto di lavoro nella Pubblica Amministrazione, ci ritroveremo a leggere ancora innumerevoli volte altri articoli che fanno male al fegato, ma anche ad altri organi…
Musica sia. La prima The Nearness of You che ascoltiamo oggi è eseguita da Ella Fitzgerald con Louis Armstrong. Quasi un obbligo dare spazio alla versione di questi due straordinari interpreti del jazz.


Con un bel salto, sia nel tempo sia nello stile, passiamo alla versione, piuttosto lunga, ma assai bella di Paul Bley al piano, con Ron McClure al basso e Billy Hart alla batteria.


E per oggi mi fermo qui, non voglio sparare troppo in fretta tutti i miei colpi.

domenica 12 ottobre 2014

Dove si nasconde il pericolo


I danni della pioggia a Genova sono nulla in confronto a quelli prodotti dalla vergognosa inettitudine dello Stato, a tutti i livelli e in tutti i suoi apparati. Fedele alla regola di affidarmi a chi sa fare le cose meglio di me, vi suggerisco Gramellini nel Buongiorno su La Stampa di ieri (http://www.lastampa.it/2014/10/11/cultura/opinioni/buongiorno/questa-specie-di-stato-dXc287ftVcfdsopiAglx4K/pagina.html) e Gian Antonio Stella nell’editoriale del Corriere, sempre di ieri, (http://www.corriere.it/cronache/14_ottobre_11/pasticcio-lavori-torrente-fermi-4-anni-chi-paga-l-incuria-b070574e-510c-11e4-8503-0b64997709c2.shtml),
Buona stampa. Stella è tornato sull’argomento anche oggi, ma l’articolo, interessante, non è disponibile on line. Comprate un Corriere ogni tanto, vale ancora il prezzo e contribuirete a tenere in vita un organismo che potrebbe estinguersi.
Non lo dico io, lo dice il puparo dello psiconano+barba-Mediaset, che ha previsto per la fine del prossimo decennio la scomparsa dei quotidiani.
Il geniale Ca((zz)sal)eggio, che, in piena sintonia con il suo compagno di cene a base di tartufo (http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/11705964/M5S--malore-per-Beppe-Grillo.html), ha dato al Circo Massimo la misura della sua intelligenza e della sua educazione, oltre che del suo rispetto per gli altri, per le loro idee e per il loro lavoro.
Degli sproloqui di questa micidiale accoppiata danno conto tutti i quotidiani. Io vi rimando a soli due pezzi, se ne volete sapere di più cercate voi.
Il primo è Il Giornale, con un commento di Stefano Filippi che spinge lo sguardo oltre l’evento del M5S: http://www.ilgiornale.it/news/politica/quelle-piazze-rimaste-vuote-che-i-governi-non-temono-pi-1059019.html.
Buona stampa.
Il secondo, tratto da La Repubblica, è più un pezzo di cronaca che un commento, quindi non ha valutazione: http://www.repubblica.it/politica/2014/10/11/news/grillo_a_circo_massimo_stasera_lanciamo_referendum_su_euro_cori_e_insulti_contro_giornalisti-97861159/?ref=HRER1-1.
Quando s’insiste, come Grillo e Casaleggio, nell’indicare l’uscita dall’euro come un toccasana per il paese, si va al di là di ogni limite nell’opportunismo politico. E nel farneticare in materia di cui non sanno un bel nulla. Tra l’altro nessuno, forse nemmeno alla BCE, è in grado di spiegare come un paese possa “uscire” dall’euro. Non è la prima volta che ne parlo, non voglio dilungarmi, vi rimando a un pezzo esauriente di Angelo Baglioni dal sito LaVoce.info: http://www.lavoce.info/uscire-euro-no-grazie-europa-crisi/.
Buona stampa. Vi suggerisco di leggere anche il seguito: http://www.lavoce.info/uscire-dalleuro-unoccasione-ripresa-nuova-recessione/.
Ah, quanto avremmo bisogno di una classe politica che somigliasse anche vagamente a quella descritta da Claudio Magris nel pezzo che vi ho suggerito ieri! E’ difficile non rimpiangere persone come quelle che ressero le sorti italiane dal dopoguerra agli anni 70, molto difficile…
A ben vedere, il rimpianto riguarda anche la qualità dei politici di altri paesi, in particolare quelli ai quali siamo legati da affinità culturali e alleanze storiche. Come non provare senso di smarrimento e di sconforto nel vedere, ancora una volta, l’Occidente assistere senza muovere un dito al massacro di intere popolazioni. Come non sentirsi dolorosamente feriti dal modo in cui lasciamo che l’ISIS prosegua nella conquista di territori e nel genocidio di chi non si sottomette al suo potere. Kobane sta per cadere sotto gli occhi indifferenti di quasi tutti. E sarà soltanto un altro passo verso un cambiamento degli equilibri mondiali che Europa, Stati Uniti e loro alleati tradizionali non riescono a controllare, come ben spiega Angelo Panebianco nell’editoriale di oggi del Corriere della Sera: http://www.corriere.it/editoriali/14_ottobre_12/kobane-sotto-assedio-l-occidente-8e50c4dc-51d9-11e4-b208-19bd12be98c1.shtml#.
Buona stampa.
Passiamo alla musica. Qualche giorno fa, quando vi ho proposto la versione di Brad Mehldau e Joshua Redman, avevo promesso un ascolto multiplo di The Nearness of You (http://en.wikipedia.org/wiki/The_Nearness_of_You). E mantengo la promessa.
Avrei voluto cominciare, direi necessariamente, dall’esecuzione orchestrale dell’autore della musica, Hoagy Carmichael, pianista che, oltre a comporre numerose colonne sonore, ha avuto anche ruoli cinematografici (http://www.imdb.com/name/nm0005994/?ref_=nv_sr_1). Purtroppo, per uno di quei misteri del web che non so risolvere, YouTube mi consente di vederlo, ma non di includerlo in questo post. Mah...
Allora cambiamo brano. Tra i film in cui Carmichael ha lavorato c'è To Have and Have Not (Acque del Sud), accanto a Humphrey Bogart e Lauren Bacall, e proprio insieme a lei Carmichael esegue How Little We Know. Ve li faccio ascoltare in omaggio a entrambi. In particolare a Lauren Bacall, in questo film semplicemente stupenda.


E veniamo alla prima versione, per oggi, di The Nearness of You, quella di un trombettista italiano molto interessante, Fabrizio Bosso (http://www.fabriziobosso.eu/).


Facciamo poi un bel salto e passiamo a una versione decisamente diversa, quella dei Rolling Stones, dal vivo a Parigi nel 2003. La voce non è quella di Mick Jagger, bensì quella di Keith Richards.


Ultima versione, per oggi, è quella cantata dalla voce di Norah Jones, che si accompagna al piano dal vivo alla Royal Festival Hall di Londra nel 2012.

Con simili amici


Di autoriciclaggio si è occupato, con assai maggiore profondità e completezza di me, anche Leonardo Borlini su LaVoce.info: http://www.lavoce.info/verso-reato-autoriciclaggio/.
Buona stampa. Speriamo che il Parlamento dia infine prova di saper produrre le norme di cui il Paese ha bisogno. Sono anni che si parla di questo provvedimento, ma di risultati concreti, per ora, non se ne sono visti.
L’argomento è di quelli che non appassionano i politici. Nessuno ne parla. Neppure i (sedicenti) campioni della battaglia contro la casta sembrano preoccuparsene. Non ho letto nessun appello di un dirigente di rilievo affinché la legge fosse promulgata in fretta.
Evidentemente hanno altro cui pensare.
Un esempio: lo psiconano+barba-Mediaset, preso dalle celebrazioni del Circo Massimo, si accinge a lanciare un referendum per far uscire l’Italia dall’Euro. Certo, questo è un tema sul quale c’è più attenzione rispetto all’autoriciclaggio. Che poi abbandonare la moneta unica sia un percorso realistico importa poco. L’importante, soprattutto per uno come Grillo, è spararla grossa, generare clamore, altro non sa fare. Come altro non sanno fare i servetti che indossano la sua casacca nel Parlamento italiano, in quello europeo e nelle amministrazioni locali. E quelli che fanno perché sentono il bisogno di svolgere il compito affidatogli dagli elettori, siccome devono necessariamente pensare con la propria testa e non come stabilisce il puparo di Grillo, vengono emarginati se non espulsi. Per fortuna che Grillo sostiene di essere l’ultimo baluardo della democrazia.
Che cosa sia una vera democrazia liberale e cosa dovrebbe essere la classe dirigente di una nazione autenticamente democratica lo spiega un eccellente pezzo di Claudio Magris apparso sul Corriere lo scorso 7 Ottobre: http://archiviostorico.corriere.it/2014/ottobre/07/SALVATE_PARLAMENTARI_TENTAZIONI_POPULISTE_SALVATE_co_0_20141007_ccc14ec4-4de4-11e4-82e3-afc194f70042.shtml.
Buona stampa. Semplicemente impeccabile, come sempre. E non aggiungo altro. Resto, però, in campo politico, suggerendovi l’analisi del modo di governare di Renzi proposta venerdì da Antonio Polito sul Corriere: http://www.corriere.it/editoriali/14_ottobre_10/camere-messe-parte-5df5e87c-503e-11e4-a586-66de2501a091.shtml.
Buona stampa. Anche se io, con un ottimismo che sorprende anche me, non sono così sicuro che Renzi intenda sovvertire la nostra democrazia. Credo che si muova con grande spregiudicatezza per approfittare di ogni spazio nel quale può inserirsi e consolidare il suo governo. Spero di non sbagliare.
Da Roma ci spostiamo a Milano e Venezia, dove due punte di diamante della Lega, il Segretario Salvini e il Presidente della Regione Veneto Zaia, hanno deciso che le sanzioni contro la Russia (e le contro sanzioni russe) danneggiano i loro concittadini e quindi intendono andare a negoziare con Putin. I giornali locali ne hanno parlato spesso nei giorni scorsi, vi segnalo un pezzo dal Gazzettino di lunedì: http://www.gazzettino.it/NORDEST/PRIMOPIANO/veneto_embargo_russia_zaia_putin_giunta/notizie/941291.shtml.
Cronaca. Però venata di discreta ironia. Forse qualcuno dovrebbe ricordare a Salvini e Zaia che, quando gli esponenti del loro partito hanno deciso di “fare politica estera”, non è che abbiano proprio scelto cavalli vincenti e men che meno tipi raccomandabili. Umberto Bossi preferiva Milosevic e Saddam a Blair e Kohl... Lo stesso Salvini, di recente, non ha trovato di meglio da fare che esprimere apprezzamento per la Corea del Nord, nientemeno che in accordo con Razzi, non so se mi spiego (http://www.lastampa.it/2014/09/03/italia/politica/salvini-ha-ragione-razzi-la-corea-come-la-svizzera-wpeHYaAbaESfFUe2maXrvI/pagina.html). Si occupassero seriamente di cose italiane, ammesso che lo vogliano e ne siano capaci.
Per rinfrancarci, cominciamo con un vecchio video registrato dal vivo nel 1971 dalla BBC. Carole King e James Taylor, due che non hanno bisogno delle mie presentazioni, interpretano So Far Away.


E li riascoltiamo, nello stesso brano, a distanza di qualche decina di anni. Questa registrazione è del 2013 a Boston. Gli anni si vedono e si sentono, ma sono sempre Carole King e James Taylor.


E chiudiamo con un trio tedesco, Triosence (http://en.wikipedia.org/wiki/Triosence), che esegue Together, un brano allegro e ritmato, adatto a sollevare lo spirito.


giovedì 9 ottobre 2014

Il patteggiamento degli innocenti


Il titolo è ironico, ma l’argomento è di quelli sui quali non si scherza.
La carcerazione preventiva, la detenzione cui può essere soggetto un indagato prima ancora del processo, mi pare che venga impiegata da alcune procure come uno strumento di pressione al fine di ottenere la “collaborazione” del recluso. Un sostituto non proprio blando dei metodi che Beccaria, Pelli, Manzoni e altri hanno contribuito a estirpare dagli ordinamenti delle nazioni europee.
Credo che siate d’accordo con me sul fatto che questo atteggiamento non fa onore alla nostra Magistratura e che sia uno dei tanti aspetti di quel fenomeno complesso che è il pessimo funzionamento del sistema giudiziario italiano. Soprattutto se consideriamo che la maggioranza delle persone detenute in Italia sono in attesa di giudizio.
L’argomento, ovviamente, è reso attuale dalla decisione di Giancarlo Galan di chiedere il patteggiamento per i reati che gli vengono contestati in relazione alla vicenda delle paratie mobili della laguna di Venezia, note come Mose. E’ una delle notizie del giorno, della quale danno conto quasi tutti i quotidiani. Come di consueto in questi casi, vi segnalo un paio di alternative:
Cronaca. In una situazione come quella di Galan, ognuno è libero di difendersi e comportarsi come meglio crede. E qualsiasi valutazione sarebbe fuori luogo. Quindi non dico nulla sul suo caso personale.
Non posso, tuttavia, fare a meno di osservare come, poco per volta, la maggioranza dei personaggi coinvolti nella vicenda del Mose abbia patteggiato, così confermando che le ipotesi della Procura di Venezia non erano poi infondate. Un esito che non mi pare affatto soddisfacente. Condivido, al riguardo, l’amarezza del commento di Alessandro Zuin sul Corriere del Veneto: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2014/9-ottobre-2014/galan-non-sapremo-verita-ma-condanna-gia-arrivata-230308540249.shtml.
Buona stampa. Non sono esperto di materie giuridiche (voi tre potreste, a ragione, affermare che non sono esperto di niente), tuttavia ho l’impressione che il patteggiamento, introdotto per ridurre il numero e la durata dei processi, e le varie misure sulla prescrizione emanate negli ultimi anni si combinino così da impedire una vera Giustizia. Forse sarebbe il caso, per alcuni reati, di escludere la possibilità di patteggiare la condanna e rimodulare i termini per la prescrizione. E’ a dir poco irritante che in una vicenda come quella del Mose e del Consorzio Venezia Nuova debbano restare ampie zone d’ombra, buchi neri giudiziari non così diversi da quelli in cui sono sparite enormi somme di denaro pubblico.
E ciò che rende ancor più sgradevole questa situazione è pensare che le cose sarebbero andate diversamente se il Parlamento avesse (finalmente!) promulgato le norme sull’autoriciclaggio che non trovano mai la strada per l’approvazione. Come accade a quelle sui capitali rimasti ancora all’estero dopo ben tre generosi condoni.
A pensare male si fa peccato, ma ci si azzecca: finché esistono capitali all’estero esiste la provvista per le tangenti e un sicuro luogo di destinazione delle stesse e finché l’autoriciclaggio non è reato i corrotti hanno maggiori possibilità di cavarsela…
Buona notte e buona fortuna.

lunedì 6 ottobre 2014

Monumenti


Ci sono giorni nei quali i quotidiani offrono poco da leggere e altri nei quali si arriva all’ora di andare a dormire con un po’ di rammarico perché resta ancora qualche articolo interessante che, generalmente, si fatica a riprendere nei giorni successivi. Questo è vero per me, quantomeno.
Ieri, per esempio, era uno di quei giorni. Il Sole 24 Ore era denso di pezzi tutti degni di lettura e di riflessione. Ci torneremo tra un attimo, dopo una rapida divagazione.
Ho già detto del mio disamore per il calcio, in particolare quello italiano di club. Un sentimento che si è nutrito dell’emergere continuo di “scandali scommesse” (che scandali, quindi, non sono più, visto che paiono regola e non eccezione) e dell’affermarsi di personaggi, in campo e fuori, semplicemente disgustosi.
Per questo, ieri sera, leggere il pezzo dedicato da Francesco Piccolo a Dino Zoff su La Lettura è stato veramente un momento emozionante, perché la vita del più grande portiere italiano di tutti i tempi è di quelle che mettono in pace non soltanto con il mondo del calcio. Questo è il collegamento: http://lettura.corriere.it/dino-zoff-un-anti-italiano-vero/.
Buona stampa. E, soprattutto, un Uomo.
E veniamo al Sole 24 Ore e ai tre articoli che mi sembra giusto consigliarvi, tra i tanti.
Cominciamo con un personaggio che ha avuto un ruolo essenziale nella vita di una città straordinaria e affascinante come Hong Kong: Chris Patten (http://en.wikipedia.org/wiki/Chris_Patten), l’ultimo Governatore di Sua Maestà Elisabetta IIa, quello che nel luglio del 1997 ha raccolto la bandiera del Regno Unito ammainata per l’ultima volta, sostituita da quella della Repubblica Popolare Cinese.
Non è un caso, dunque, che il suo articolo offra molti punti interessanti per valutare la ribellione della popolazione di Hong Kong di questi giorni. Un evento che può avere ripercussioni anche lontano dal Mar Cinese Meridionale. L’articolo di Chris Patten lo trovate qui: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-10-05/a-hong-kong-gioco-stabilita-cinese-142259.shtml?uuid=ABRtOD0B&fromSearch.
Buona stampa. Che alimenta in me un tenue rimpianto per non aver potuto, nel 1997, realizzare il desiderio di assistere al passaggio della città dal Regno Unito alla Cina. Un desiderio dettato dal ricordo di due brevi, ma significativi soggiorni a Hong Kong, di cui avevo potuto percepire l’atmosfera seducente e anche vagamente torbida. Una città davvero unica.
Il secondo articolo è di Luigi Zingales, mio illustre concittadino, che offre un’analisi molto puntuale e comprensibile dei problemi dell’unione monetaria europea: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-10-05/bruxelles-faccia-rotta-unione-fiscale-081102.shtml?uuid=AB3YhA0B&fromSearch.
Buona stampa. Zingales non ha paura di farsi qualche nemico o di alimentare qualche inimicizia. Questo mi piace.
Ultimo suggerimento, il pezzo del direttore, Roberto Napoletano, per l’inserto culturale:
Buona stampa. Nella sua rubrica Napoletano cerca sempre di raccontare persone o eventi che possano attenuare il pessimismo per il futuro del nostro Paese. Anche in questo caso lo fa, ma in maniera che mi pare particolarmente rasserenante, anche grazie allo schizzo di un grande della nostra letteratura come Raffaele La Capria. E un po’ lo invidiamo, ma anche lo ringraziamo, perché ci porta con sé da Ferrara a Capri, due tra le tante meraviglie d’Italia. Meraviglie che la mamma descritta da Napoletano certamente non merita. E come lei, purtroppo, tanti italiani.
Un grande del jazz, un vero monumento: John Lewis (http://en.wikipedia.org/wiki/John_Lewis_%28pianist%29), il pianista che è stato il leader, a tratti controverso, di quella formazione straordinaria che era il Modern Jazz Quartet (http://en.wikipedia.org/wiki/Modern_Jazz_Quartet). Ve lo propongo in una versione un po’ inconsueta, ossia come solista, in un brano che s’intitola I Can’t Get Started.


Per chiudere, corre l’obbligo, ascoltiamo il gruppo, nella formazione con Lewis al piano, Percy Heath al basso, Milt Jackson al vibrafono e Connie Kay alla batteria. Il pezzo è Softly, as in a Morning Sunrise.


P.S. Una concessione ai ricordi personali. Nel Luglio del 1985, alla Rocca Brancaleone (http://it.wikipedia.org/wiki/Rocca_Brancaleone) di Ravenna ho avuto la fortuna di ascoltare, nella stessa serata, il Modern Jazz Quartet e il Trio di Keith Jarrett. Una serata memorabile di musica in uno dei tanti preziosi scenari italiani.

venerdì 3 ottobre 2014

Se tre Buongiorno non fanno un buon giorno


Il primo pezzo che vi propongo oggi è tratto dal Financial Times (di ieri) e riguarda l’industria automobilistica. Più precisamente l’eventualità che le auto possano essere dotate di una sorta di pilota automatico: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/d52b5210-4a35-11e4-bc07-00144feab7de.html#axzz3EyfBPP12.
Cronaca. Ben venga il progresso tecnologico, ma c’è da rabbrividire al pensiero che si debbano sviluppare sistemi capaci di sostituirsi al pilota per ridurre i pericoli causati dall’uso del telefonino mentre si è al volante. Lo dico senza giri di parole: solo un deficiente può mandare messaggi o leggere social network o dedicarsi ad altre stupidaggini del genere finché guida un’auto. E nelle stupidaggini del genere è incluso il conversare al telefono senza auricolare o senza un vero sistema di viva voce, ossia un sistema installato sull’auto e controllabile tenendo le mani sul volante. Quindi è una stupidaggine anche parlare usando il viva voce del cellulare. Anzi, è la stupidaggine più assurda perché solo un deficiente totale può pensare che non sia pericoloso (e che non si violi il codice della strada) semplicemente perché si tiene il telefonino staccato dall’orecchio e sospeso a metà strada tra la tempia e la bocca… E ce ne sono di deficienti del genere. Troppi.
Procediamo. Da Londra, ieri Renzi ha colto al volo l’occasione per marcare la distanza dalla Germania e per mettersi parzialmente al fianco della Francia:
Cronaca.
Allora, sempre senza far giri di parole e senza ricorrere a linguaggi sofisticati: Angela Merkel la sta tirando decisamente troppo per le lunghe e sta anche andando ben oltre il limite della buona educazione. La Germania è grande, ma non è l’Europa. L’Europa ha pagato il conto della riunificazione tedesca e sarebbe il caso che non se ne dimenticassero dalle parti di Berlino, ma anche altrove. C’è un’ostinazione del tutto incomprensibile nell’atteggiamento tedesco e dei (pochi) Paesi che sostengono il rigore senza se e senza ma. E c’è un’invadenza preoccupante nelle istituzioni europee che rischia, prima o poi, di scatenare una generale ripulsa verso la Germania. Basti quest’ articolo di Adriana Cerretelli dal Sole 24 Ore di oggi: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-10-02/berlino-vince-anche-ue-063640.shtml?uuid=ABLazDzB.
Buona stampa. Un pezzo prezioso per rinfrescare la nostra memoria, ma sarebbe bene che lo leggessero anche in Germania…
Detto questo, a proposito di Renzi, ammetto che vorrei un Presidente del Consiglio più prudente e più attento a quel che accade intorno a noi e meno preoccupato del numero di follower (scusate) raggiunto su Twitter (scusate ancora). Perché su un punto la Signora Merkel ha ragione: noi dobbiamo fare un bel po’ di compiti a casa. Li dobbiamo fare, però, non perché ce lo dice lei (o non solo perché ce lo dice lei), ma perché senza quel cambiamento radicale che Renzi propone (ma del quale si vedono solo timidissimi accenni) il nostro Paese scivolerà inesorabilmente nell’abisso.
E la prova di quanto sia debole la posizione italiana e di come i mercati siano pronti a colpire, nel caso in cui le riforme non vengano fatte o siano insufficienti, l’hanno fornita ieri le borse. E’ bastato che Draghi, il quale ha le mani legate piuttosto strette, non annunciasse le iniezioni di liquidità che alcuni vorrebbero perché arrivasse un crollo delle quotazioni, in particolare quelle italiane. Non ci possiamo permettere il lusso di twittare bene e razzolare male.
Non amo almanaccare sui provvedimenti ancora in discussione, quindi non parlo del DEF in elaborazione. Se, però, alcune delle misure di cui si parla, saranno effettivamente approvate, allora si avrà la conferma di come Renzi sia ben lontano dal realizzare ciò che promette. Come un qualsiasi tizio decrepito.
Buona stampa. Per come sono scritti, non certo per la qualità dei comportamenti sui quali Gramellini, da maestro, si sforza di farci riflettere sorridendo, sia pure a stento.
Musica ho promesso e musica sia.
Un tuffo nel passato con un gruppo di cui abbiamo già parlato, quello di Clifford Brown e Max Roach. Il pezzo s’intitola Joy Spring, e chiaramente la scelta non è ispirata dalla lettura dei giornali, al contrario!


Per finire Brad Mehldau e Joshua Redman, dal vivo, interpretano magistralmente uno standard che, prima o poi, vi proporrò in varie versioni: The Nearness of You (http://en.wikipedia.org/wiki/The_Nearness_of_You). Preparatevi a un ascolto lungo e appassionante, stiamo parlando di due esponenti eccellenti delle nuove generazioni del Jazz.