sabato 28 febbraio 2015

Quanto mi manca Brežnev!


Ritorno alla storia dell’OPAS di EI Towers su Rai Way per suggerirvi due articoli che meritano di essere letti.
Il primo è di Milena Gabanelli (voi tre già sapete che sono innamorato di lei) dal Corriere di oggi e, meglio di quanto abbia fatto io, mette in risalto le incongruenze di questa operazione: http://www.corriere.it/inchieste/reportime/societa/intrigo-rai-way-mediaset/5628928e-becf-11e4-abd1-822f1e0f1ed7.shtml.
Buona stampa.
Il secondo pezzo, che ha un taglio più accademico, è tratto da LaVoce.info ed è scritto da Michele Polo: http://www.lavoce.info/archives/33346/torri-televisive-storie/.
Buona stampa.
Ripeto che questa vicenda è oscura, una delle tante in cui gli intrecci di politica e affari suscitano grande perplessità. Non aggiungo altro, per ora, salvo suggerirvi anche la lettura di un pezzo di Lettera 43 che ricostruisce l’evoluzione del mercato televisivo nel nostro paese dall’avvento delle televisioni locali: http://www.lettera43.it/capire-notizie/silvio-berlusconi-40-anni-di-conflitto-d-interessi_43675160181.htm.
Stampa così e così. Solo perché ci sono passaggi un po’ frettolosi e perché lo stile mi piace poco. Emerge, però, molto bene il quadro di un mercato che ha ben poco di concorrenziale, tagliato abbastanza su misura.
A ben vedere, in Italia il problema della scarsa competitività si trova in molti settori, conseguenza della presenza ancora troppo ampia di aziende di proprietà dello Stato e degli enti pubblici (che non intendono dismetterle) e dell’esistenza, all’interno di una classe imprenditoriale generalmente dinamica e vitale, di sacche propense a cercare e mantenere posizioni di rendita. Da questi due fattori (e da altri) è derivata la cattiva qualità e la modesta quantità del processo di privatizzazione e di liberalizzazione avviato, e quasi subito concluso, negli anni 90. Per questo il costo di certi servizi è nel nostro Paese di gran lunga superiore rispetto a quello di altre nazioni. E la qualità è mediocre.
Non abbiamo, purtroppo, solo imprenditori come Ferrero, Del Vecchio, Bombassei. Ne abbiamo non pochi, anche famosi, che si riempiono la bocca della propria presunta bravura, ma alla prova dei fatti non sono mai riusciti a far niente di buono laddove erano costretti a competere sul serio.
Lasciamo le questioni italiane per occuparci di Russia. Guarda caso, quando qualcuno critica con determinazione Vladimir Putin, prima o poi muore lontano dal suo letto, generalmente a causa di piombo o di altro metallo pesante. L’ultima vittima si chiamava Boris Nemzov ed era considerato uno dei principali leader dell’opposizione. L’omicidio riscuote molta attenzione sulla stampa italiana, io vi suggerisco di leggere il commento di Anna Zafesova su La Stampa: http://www.lastampa.it/2015/02/28/esteri/nemzov-politkovskaja-e-i-fantasmi-della-russia-qTHVEFTxNYKTpYP2fAurGK/pagina.html.
Buona stampa.
Non ci starebbe male, da parte dei politici occidentali che si proclamano ammiratori di Putin (soprattutto se lui li ricompensa con un po’ di quattrini), una riflessione sulla natura del potere in Russia e sulla portata della minaccia che viene dall’aggressività di un regime totalitario che fa rimpiangere i burosauri del PCUS.
Continua la battaglia dalla parte della musica. Meglio: dalla parte della civiltà, perché i coraggiosi combattenti dell’ISIS, oltre a distruggere strumenti musicali, se la prendono anche con altrettanto minacciose opere d’arte dell’antichità. Restiamo in Italia, ma dalla canzone di Dalla ci spostiamo al jazz: ascoltiamo un gruppo formato da alcuni dei più capaci strumentisti italiani: Enrico Rava alla tromba, Paolo Fresu al flicorno, Stefano Bollani al piano, Enzo Pietropaoli al basso e Roberto Gatto alla batteria. Il pezzo, My Funny Valentine, è tratto da un bell'album dedicato a Chet Baker: Shades of Chet.





venerdì 27 febbraio 2015

Perché?


Ci mancava soltanto che l’ISTAT segnalasse un impercettibile tasso di crescita del PIL, forse parente lontano dello 0,1%… Non voglio nemmeno guardare cosa hanno cinguettato i nostri politici. Non ho il minimo dubbio che, a seconda dello schieramento di appartenenza, avranno cinguettato idiozie di tipo A o di tipo B o di tipo C. E’ un pregiudizio? Senz’altro: ho il pregiudizio che la nostra classe politica, che sia di maggioranza o di finta opposizione o di quasi opposizione, non abbia niente a che fare con un futuro migliore per il nostro Paese. Non è un pregiudizio, vero?
Veniamo all’argomento principale di questo post. Si fa un gran parlare della OPAS da parte del gruppo Mediaset, attraverso la controllata EI Towers, su Rai Way.
In sintesi: la società che controlla il principale gruppo televisivo privato italiano, attraverso una società di cui ha la maggioranza del capitale, si propone di acquistare la società che possiede e fa funzionare le antenne attraverso le quali arriva nelle case degli italiani il segnale delle reti televisive della sua concorrente pubblica, finanziata con il canone, che ha e intenderebbe mantenere il controllo delle proprie antenne.
Detto altrimenti e con nomi, cognomi e numeri: una società quotata in Borsa (EI Towers) controllata da una società quotata in Borsa (Mediaset) controllata da una famiglia (Berlusconi) si dice intenzionata ad acquistare una società quotata in Borsa (Rai Way) di cui il 51% è in mano a un’azienda pubblica, la RAI S.p.a., che ha venduto la parte restante pochi mesi fa e che, anche a detta del Presidente del Consiglio Renzi, non dovrebbe scendere sotto la quota di controllo assoluto (il 51% appunto). Stiamo cioè parlando di un’operazione che, sulla carta, ha probabilità di successo 0 (zero). Ossia stiamo parlando del sesso degli angeli. Perché si mette in cantiere un naufragio?
Mi sembra evidente che solo in Italia può accadere qualcosa del genere. Altrove, parlo di nazioni finanziariamente e politicamente civili (sono poche, ma ancora ce n’è qualcuna), non sarebbe mai successo niente di simile. E si parlerebbe di altro, di cose che hanno realmente a che fare con il futuro dei cittadini. Da noi, però, se ne parla... Chissà mai perché? Sarà che sono sospettoso...
Veniamo alla battaglia dalla parte della musica. Mi rendo conto di aver dato poco spazio alla canzone italiana e faccio ammenda. Mi gioco una carta che considero facilmente vincente. Uno dei brani più belli di Lucio Dalla: Caruso.


giovedì 26 febbraio 2015

Ferite quotidiane


Anche oggi non vi suggerirò nessuna lettura dai quotidiani. L’argomento non richiede il supporto di un articolo di giornale, ma che abbiate la discutibile fortuna di abitare in una città italiana e di frequentarne, la sera e la mattina presto, le zone maggiormente frequentate.
Abito in una via centrale di Padova e portare Doc a fare ripetute passeggiate comporta che io transiti in punti dove ci sono bar e ristoranti che, come ovunque, sono prevalentemente affollati di giovani e giovanissimi. E’ facile vederli sostare per strada a bere da bottiglie e bicchieri che finiscono inevitabilmente per terra, magari in pezzi, anche se c’è un cestino a pochi passi. Oppure scoprire gruppetti che utilizzano la soglia di una casa come una panchina e un tavolo, sul quale, quando se ne vanno, lasciano i resti dei loro aperitivi, delle loro cene o di qualsiasi cosa abbiamo consumato, mai neppure sfiorati dal dubbio che ci sia assai poco di umano nel compiere simili gesti. Anche nel primo pomeriggio capita di incrociare ragazzi che si muovono con il passo malfermo di chi ha già bevuto troppo e si accinge a lasciare sulla strada le tracce rivoltanti del proprio malessere. Passando accanto a un monumento, accade di scoprirlo imbrattato da scritte prive di senso come i muri di molti edifici. Finisco qui, credo sia sufficiente.
Giusto lamentarsi delle devastazioni dei tifosi del calcio (non soltanto quelli olandesi), ci mancherebbe, ma non sarebbe male cominciare sul serio a contrastare il piccolo vandalismo quotidiano, quello che non danneggia irrimediabilmente un monumento, ma infligge innumerevoli lievi ferite ogni giorno, trasformando le nostre città in luoghi disgustosi, che ovviamente sempre meno turisti decidono di visitare. Non servono proclami e nuove inutili norme promulgate da sindaci preoccupati solo di ottenere l’attenzione della stampa. Basterebbe far rispettare le regole esistenti, quindi far lavorare sul serio gli agenti della Polizia Locale in modo da poter punire chi si comporta in maniera incivile. Forse i genitori inizierebbero a preoccuparsi dell’educazione dei loro figli se dovessero pagare il costo dei loro comportamenti.
Naturalmente m’illudo. E non mi risolleva la consapevolezza che il problema, ovviamente, non è solo nostro, come prova questa vignetta, pubblicata da un sito spagnolo che si occupa di maternità ed educazione: https://www.facebook.com/sanayhermosa/photos/a.133685723460065.27201.131102267051744/243091999186103/?type=1&theater.
Torniamo a chi non sa far di meglio che imbrattare monumenti. Ecco un paio di immagini della Casa di Giulietta a Verona, il cui androne è letteralmente coperto da firme e varie scritte di migliaia di deficienti: http://www.juzaphoto.com/me.php?pg=8768&l=en#fot83747 e http://www.juzaphoto.com/me.php?pg=8768&l=en#fot83746. 
Mi piace pensare (illudermi?) che non sarebbe così se gli artefici di questo disastro conoscessero il vecchio proverbio veneziano secondo il quale il nome dei coglioni sta scritto in tutti i cantoni.
La musica non può mancare. Vi propongo nuovamente un musicista norvegese che mi piace particolarmente per la capacità di fondere tradizioni diverse e creare atmosfere di rara bellezza. Parlo di Jan Garbarek (http://it.wikipedia.org/wiki/Jan_Garbarek) di cui vi propongo un lungo brano a mio giudizio molto suggestivo: Rites.



mercoledì 25 febbraio 2015

Uno Stato che mente


Ho approfondito un po’ la questione del pagamento dei bollettini postali di Equitalia e sono arrivato a una pagina dell’Agenzia delle Entrate. Questa: http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/content/Nsilib/Nsi/Home/CosaDeviFare/InCasoDi/Cartella+pagamento/Scheda+Informativa+CartPag/Come+pagare+le+cartelle/.
Riprendo una frase: Inoltre, possono essere pagati attraverso i siti web e i call center delle società del Gruppo Equitalia che offrono il servizio o attraverso i canali telematici messi a disposizione dagli istituiti di credito e dalle Poste.
Questa affermazione è falsa. Ho provato a pagare il bollettino postale di cui vi ho parlato ieri sera attraverso “i canali telematici” sia di Monte dei Paschi sia di UBI-Banco di Brescia e non sono riuscito a farlo in entrambi i casi.
Lo Stato Italiano non solo è un creditore difficile da pagare, ma è anche bugiardo. Non aggiungo altro. Anzi no. Aggiungo: sono disgustato di essere cittadino italiano!
Vorrei finire qui, ma la battaglia dalla parte della musica deve continuare. Un solo pezzo questa sera: The End, forse uno dei più famosi brani di The Doors. Lo abbiamo già ascoltato, ma è il pezzo giusto e non servono spiegazioni. Buona notte e buona fortuna.


martedì 24 febbraio 2015

Come si fa odiare Equitalia


La stupidità dello Stato italiano, o meglio dei mediocri burocrati che lo incarnano, si manifesta nella vita di ognuno di noi di tanto in tanto, ineluttabilmente. E’ un destino al quale non ci si può sottrarre: qualche amministrazione statale trova sempre il modo di tormentare un cittadino, soprattutto nel momento in cui intende fare il proprio dovere.
Dopo di che ci si stupisce se ci sono partiti e movimenti che, più o meno apertamente, soffiano sul fuoco della rabbia…
Siccome Equitalia è già abbastanza amata, non trova di meglio da fare che distinguersi nel rendere difficile il compito di pagare i suoi bollettini postali.
Pochi minuti fa volevo saldare una cartella ricevuta da Equitalia per un ritardato pagamento del contributo a un consorzio di bonifica. Come credo avreste fatto anche voi tre, intendevo pagare ricorrendo al mio servizio di banca on line così come faccio con altri bollettini postali (aziende telefoniche piuttosto che municipalizzate del gas o asporto rifiuti). Guarda caso, però, Equitalia non vuole che i cittadini si servano delle loro banche, se no come fa a rompere le scatole? A quanto pare, ma devo studiare meglio la cosa, si deve passare attraverso i servizi on line di Poste Italiane e utilizzare una carta di credito. E temo che si debba essere registrati sul sito delle Poste per fare l’operazione… Poco importa. Il punto che voglio sottolineare credo sia evidente: lo Stato italiano, quando può vessare i suoi cittadini lo fa. E Equitalia, emanazione dell’Agenzia delle Entrate (che ha il 51%, il restante 49% appartiene all’I.N.P.S.), continua, nonostante le promesse da marinaio del Direttore Rossella Orlandi, a rendere la vita difficile, se non impossibile, ai contribuenti.
Mi rendo conto che sarebbe assurdo sperare che lo Stato anticipasse le banche nell'identificare nuove e più semplici modalità di pagamento, però uno Stato che rispetta i cittadini è il creditore più facile da pagare. E la Repubblica Italiana non è un creditore facile da pagare, tutt'altro. Come dimostrano i bollettini postali di Equitalia.
Musica, nonostante tutto. Che dite, un Dies Irae ci sta bene? Dopo Verdi e Mozart, ecco il Canto Gregoriano.


E gli resta ancora marmellata sulle dita...


Ho già detto, credo più volte, di considerare privo di saggezza l’adagio secondo cui il mal comune è un mezzo gaudio. Quindi non provo nessun sollievo nel leggere i due articoli che il Financial Times dedica oggi alle prospettive occupazionali dei giovani inglesi e ai vantaggi che sono garantiti alle generazioni più anziane: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/799c83e8-b8e3-11e4-a8d0-00144feab7de.html#axzz3SfdtDGLF e http://www.ft.com/intl/cms/s/0/60d77d08-b20e-11e4-b380-00144feab7de.html#axzz3SfdtDGLF.
Buona stampa. Il fatto che anche il Regno Unito, come l’Italia, non tratti bene i suoi giovani non mi fa affatto piacere, anzi. E non mi rallegra neppure ipotizzare (come credo sia lecito, ma non ho documentazione a riguardo) che ciò accada anche in altre nazioni europee. E’, al contrario, motivo di profonda preoccupazione perché, frustrando le aspirazioni delle nuove generazioni, ci garantiamo un mediocre futuro, con declino che sarà maggiore in Italia piuttosto che altrove, ma sarà diffuso un po’ in tutto il Vecchio Continente.
Venendo a faccende domestiche, torniamo a parlare del Mose e del Consorzio Venezia Nuova. Oggi i quotidiani ci informano che la Guardia di Finanza ha contestato l’evasione fiscale a coloro i quali hanno percepito denaro illegalmente e hanno patteggiato la condanna. Il nome più famoso è quello di Giancarlo Galan, già Presidente del Veneto e Ministro, tuttora deputato della Repubblica (sic). Ecco un articolo dal Corriere Veneto: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2015/24-febbraio-2015/scandalo-mose-ora-tocca-fisco-arrestati-conto-10-milioni-2301024766901.shtml.
Cronaca. Che fa star male perché, e ritorniamo all’articolo di Stella che vi ho segnalato qualche giorno fa (http://ilmiosecchiellodacqua.blogspot.it/2015/02/tra-twittare-e-fare-ce-di-mezzo-il-mare.html), solo in Italia chi commette certi reati, oltre a non trascorrere un tempo adeguato in carcere, si trova, grazie al patteggiamento con i Tribunali e agli accordi con il Fisco, a tenersi in tasca una parte di quel che ha illecitamente incassato.
E veniamo alla battaglia quotidiana contro l’oscurantismo di chi vorrebbe privarci della gioia che dona la musica, tutta la musica. Oggi vi propongo un primo ascolto abbastanza diverso dal solito: una ballata inglese del XVII°, Robin Hood and the Tanner (http://en.wikipedia.org/wiki/Robin_Hood_and_the_Tanner). A eseguirla è il complesso St. George's Canzona diretto da John Sothcott.


Torniamo più vicini a noi e ascoltiamo Ella Fitzgerald e Tommy Flanagan, solo voce e pianoforte, per una meravigliosa versione di How High the Moon.


lunedì 23 febbraio 2015

Un po' meno facile nasconderli


Oggi è stato firmato l’accordo di collaborazione tra Svizzera e Italia in materia bancaria e fiscale. E’ un fatto cui tutti i giornali danno molto rilievo. Vi propongo la notizia riportata da Lettera 43: http://www.lettera43.it/economia/finanza/accordo-italia-svizzera-fine-del-segreto-bancario_43675159811.htm.
Cronaca. Mi sembra che si trascuri, da parte della nostra stampa, un punto fondamentale: l’accordo tra Italia e Svizzera, come quello imminente con il Liechtenstein, sono frutto più di un processo internazionale che di una scelta bilaterale e, comunque, il nostro Paese ci è arrivato in ritardo rispetto ad altri.
In realtà, sono stati OCSE e G20 a creare le condizioni perché, uno dopo l’altro, alcuni dei cosiddetti paradisi fiscali decidessero di cambiare il proprio atteggiamento. Ne restano ancora abbastanza nella lista nera, ma si può ritenere che siano destinati a ridursi nel tempo e che, per chi gestisce flussi finanziari illegali, diminuiscano le possibilità di trovare facili approdi per gli stessi.
E’ illusorio sperare che questo possa spiantare, da noi come altrove, le male piante della corruzione e della malavita organizzata, però magari procurare un po’ di disagi, perché no? Per quel che riguarda l’Italia, l’importante sarebbe non creare pericolose franchigie come con la famosa norma del 3%...
Venendo alla mia quotidiana battaglia dalla parte della musica, oggi mi limito a un solo brano, dopo il massiccio bombardamento di ieri. Si tratta di un gioiello che vede l'incontro di tre grandi della musica: il bluesman Taj Mahal (http://en.wikipedia.org/wiki/Taj_Mahal_%28musician%29), Slowhand Eric Clapton e Wynton Marsalis. Il brano è un classico blues: Corrinne, Corrinna (http://en.wikipedia.org/wiki/Corrine,_Corrina). Un pezzo solo, ma lungo e trascinante, un'esecuzione registrata dal vivo nel 2011, al Lincoln Center di New York.




domenica 22 febbraio 2015

Ancora e sempre dalla parte della musica


Oggi ci occupiamo soltanto della battaglia dalla parte della musica. Andremo di qua e di là con diversi ascolti, ancora non so bene quanti, lo scoprirete insieme a me…
Il primo ascolto arriva da lontano e non è per niente casuale. Si tratta del Corale dalla Passione Secondo San Matteo di Johann Sebastian Bach.


In alternativa a questa prima esecuzione, di cui purtroppo YouTube non offre alcun riferimento, vi propongo quella diretta da Toscanini, credo con la NBC Simphony Orchestra. Dovete avere un po' di pazienza perché la musica è preceduta da una breve introduzione parlata (se volete saltarla, dovete avanzare il filmato di 1' e 30" circa).


Un rapidissimo balzo in avanti nel tempo e nei generi, ci portiamo al 1973 con i Genesis, senz'altro uno dei gruppi inglesi di maggior successo. Il brano, abbastanza lungo, che ho scelto è Firth of Fifth tratto dall'album Selling England by The Pound, uno dei loro più fortunati.


Un altro cambio di genere abbastanza deciso... Veniamo a due musicisti di diversa cultura, Ballaké Sissoko (di cui vi ho già parlato, ma per chi avesse scordato: http://en.wikipedia.org/wiki/Ballak%C3%A9_Sissoko) e Ludovico Einaudi, che hanno prodotto un album bellissimo, Diario Mali, da cui vi faccio ascoltare Chanson d'Amour.


Non posso evitare di dedicare un po' di spazio al mio prediletto jazz, che pure non mi impedisce di amare tutte le musiche, soprattutto quella che mi piacciono...
E ascoltiamo un grande (che ho, direi inevitabilmente, scelto come primo brano inserito nel mio profilo Facebook) Keith Jarrett da un meraviglio album doppio del 1989, Tribute. Il brano, di una straordinaria vitalità, s'intitola U Dance.


Per chiudere non posso fare a meno di proporvi la versione italiana di una meravigliosa canzone francese contro la guerra, Le Deserteur, scritta da Boris Vian (http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=1&lang=it#lyrics_song). La ascoltiamo cantata da Ivano Fossati nella versione di Giorgio Calabrese.





sabato 21 febbraio 2015

Tra Twittare e fare c'è di mezzo il mare


Si sta concludendo il primo anno del Governo Renzi. Il Presidente del Consiglio, in questi dodici mesi, ha annunciato molto e dato per realizzato molto, ma, a ben vedere, tra il dire e il fare, come si dice, c’è di mezzo il mare, come provano le numerose analisi offerte dai mezzi di comunicazione.
Vediamo qualche esempio. Sul sito LaVoce.info Francesco Daveri analizza l’effettivo rinnovamento delle figure chiave all’interno dei Ministeri: http://www.lavoce.info/archives/33214/renzi-anno-dopo-fu-vera-rottamazione/.
Buona stampa. Non credo mi si possa accusare di disfattismo se affermo che i risultati sono piuttosto modesti.
E veniamo ad altra area di azione, quella della materia fiscale. Prendiamo un articolo di Fabrizio Forquet da Il Sole 24 Ore di ieri: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-02-20/riforme-crescita-non-si-fa-i-rinvii-071425.shtml?uuid=AB34qvxC&fromSearch.
Buona stampa. E’ abbastanza evidente che, come evidenziano entrambi gli articoli, la scarsa efficacia normativa ha che fare con il mancato ricambio dei dirigenti ministeriali, ma io aggiungerei che, come ho detto più volte, si fa sentire anche la mediocrità dei politici che occupano le poltrone di ministro e sottosegretario, i quali non sanno o non possono controllare efficacemente il lavoro dei burocrati.
Torneremo senz’altro sulle valutazioni del lavoro del Governo Renzi. Adesso vorrei riprendere un articolo da Il Sole 24 Ore di un paio di giorni fa. L'ho trascurato per occuparmi di altro, ma merita assolutamente di essere letto e anche conservato. Si tratta di un pezzo di Gilberto Corbellini dedicato alla vicenda di Stamina: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-02-18/dall-affaire-stamina-dura-lezione-parlamento-071351.shtml?uuid=ABd5TewC&fromSearch.
Buona stampa. Corbellini, correttamente, concentra la sua attenzione sull’operato della Pubblica Amministrazione e del Parlamento, ma io avrei citato, anche di sfuggita, il ruolo di molti magistrati, i quali si sono arrogati il potere di stabilire chi e come dovesse essere curato, tra l’altro con decisioni spesso contrastanti, a conferma di come, nel Paese che si considera culla del Diritto, proprio chi dovrebbe applicare la Legge non di rado è più interessato a far valere contro di essa le proprie convinzioni personali, spesso infondate e stravaganti.
Da ultimo, giusto per non farci mancare un altro motivo d’irritazione, vado a ripescare, dal Corriere di ieri, un articolo in cui Gian Antonio Stella confronta il modo in cui vengono puniti i reati dei “colletti bianchi” nelle nazioni europee: http://www.corriere.it/cronache/15_febbraio_20/reati-colletti-bianchi-solo-230-06percento-carcere-37bd5010-b8c5-11e4-b4ca-88f092eacdcb.shtml#.
Buona stampa. Vi sorprende che l’Italia esca male dal confronto?
E veniamo alla battaglia dalla parte della musica. Un paio di ascolti. Il primo è un brano eseguito da Tommy Flanagan al piano con Peter Washington al basso e Lewis Nash alla batteria: Angel Eyes.



Flanagan (http://en.wikipedia.org/wiki/Tommy_Flanagan) è stato un grande personaggio nella storia del jazz e ha lavorato accanto a buona parte dei giganti del secondo dopoguerra, da Coltrane a Ella Fitzgerald. Lo ascolteremo ancora.
Cambiamo genere, ma restiamo in America con un brano tratto da West Side Story (http://it.wikipedia.org/wiki/West_Side_Story) di Leonard Bernstein. Ascoltiamo Tonight, una delle canzoni più celebri del musical (io, francamente, sarei più portato a considerarla un'opera); ho scelto la versione tratta dal film realizzato nel 1961 (http://www.imdb.com/title/tt0055614/) anche perché si ha modo di ammirare una attrice meravigliosa: Nathalie Wood.



venerdì 20 febbraio 2015

A sua insaputa


Cronaca. In questo Paese può succederti di tutto a tua insaputa! Per fortuna che Briatore ha annunciato querele a destra e a manca, così potrà far piazza pulita delle insinuazioni della mediocre stampa nazionale.
Passiamo oltre: i giudici di Roma non hanno trovato di meglio da fare che occuparsi della espulsione di Lusi dal PD (tra tutti, vi segnalo il pezzo di Lettera 43: http://www.lettera43.it/politica/lusi-i-giudici-illegittima-l-espulsione-dal-pd_43675159290.htm).
Cronaca. Beh… non c’è da stupirsi: con un sistema giudiziario efficiente e rapido come il nostro, ovvio che la Magistratura dedicasse attenzione a un fatto tanto grave, che ha intaccato le possibilità di espressione di un individuo come l’ex tesoriere democratico (sic). Meglio non aggiungere altro.
Proseguendo con un tema assai più rilevante, mi piace il taglio che Franco Venturini ha dato al suo editoriale sul Corriere della Sera di oggi, dedicato all’atteggiamento ondivago del governo sulla questione libica: http://www.corriere.it/editoriali/15_febbraio_20/troppi-giri-valzer-libia-e728a8f4-b8cc-11e4-b4ca-88f092eacdcb.shtml#.
Buona stampa. Anche se non condivido il giudizio su Gentiloni e Pinotti: le persone serie, secondo me, si comportano diversamente dai due ministri italiani e si guardano bene dal servirsi di un tema così grave per procurarsi qualche minuto di attenzione. D’altronde, un governo serio, su una questione così preoccupante, non si permette di offrire un’immagine come quella offerta da quello presieduto da Renzi, ma questo mi sembra trasparire dalle parole di Venturini piuttosto nettamente.
Chiudiamo con un appello di Massimo Gramellini (http://www.lastampa.it/2015/02/20/cultura/opinioni/buongiorno/dillo-in-italiano-Ei6qP1ITGukFhxFOvO1aiI/pagina.html) e Michele Serra (il suo testo non è disponibile perché l’edizione in rete de La Repubblica non consente di leggere quasi nulla gratuitamente…). Voi tre ricordate che anche a me non piace l’uso dell’inglese dove non ha ragione d’esistere. Ovvio che, dunque, condivida l’appello di Gramellini e Serra e vi proponga di firmare la petizione: https://www.change.org/p/un-intervento-per-la-lingua-italiana-dilloinitaliano?source_location=trending_petitions_home_page&algorithm=curated_trending.
E finiamo con la nostra battaglia quotidiana. Sempre dalla parte della musica. E siccome, per vincere, bisogna servirsi di buone armi, ecco i Pink Floyd e un loro grande classico, The Dark Side of The Moon.


giovedì 19 febbraio 2015

Dalla parte della musica


Ho l’impressione che Massimo Gramellini sia arrivato al limite della pazienza, non diversamente dalla maggior parte degli italiani che la testa non la portano soltanto a spasso, ma la fanno funzionare almeno un po’.
Lo dico perché, da qualche tempo, nel suo Buongiorno fanno capolino espressioni, come si usa dire, colorite. Intendiamoci, niente a che vedere, neppure da molto lontano, con quel che si sente dire solo camminando per strada (e, non fatico a riconoscerlo, anche ascoltando me stesso in qualche occasione).
Ieri, ad esempio, commentando le parole di Arrigo Sacchi, ha scritto un testo pienamente condivisibile, al termine del quale si lascia andare: http://www.lastampa.it/2015/02/18/cultura/opinioni/buongiorno/siamo-tutti-straneri-WKY3jEfLlcYIkKyjT8V9qJ/pagina.html.
Buona stampa. Non conosco il procuratore di Balotelli, ma sono sicuro che Gramellini ha ragione a trattarlo come fa. Spero sia un fatto occasionale, non già perché in giro non ci sia tanta, troppa gente che merita di essere oggetto di paragoni del genere, al contrario, ma perché non vorrei sentire qualcuno che mette in discussione le opinioni del Vicedirettore de La Stampa solo per quell’accostamento. Abbiamo bisogno di lui e della sua autorevolezza, deve tener duro e continuare a picchiare con la piuma, anche se i bersagli meriterebbero ben più del martello.
A proposito di Salvini, come la mette con gli immigrati temporanei olandesi? La devastazione di Roma ha qualcosa a che fare con la pulizia etnica di cui farnetica?
Veniamo a cose degne di attenzione. L’Isis ha dichiarato guerra alla musica anche in Libia: http://www.lastampa.it/2015/02/19/multimedia/esteri/musica-al-bando-in-libia-isis-brucia-gli-strumenti-ImvkTBd3Oco7IcqZkqTtPO/pagina.html.
Cronaca. Io, ovviamente, sto dalla parte della musica e cercherò di combattere tutti i giorni. Oggi torniamo a Peace Piece e ascoltiamo la breve e stupenda interpretazione di John McLaughlin alla chitarra.


lunedì 16 febbraio 2015

Odio avere ragione


In realtà non è così e voi tre lo sapete bene. Mi piace aver ragione e mi piace che siano persone più capaci di me a confermare le mie opinioni.
Oggi lo fanno, sul Corriere della Sera, Giannelli e Ernesto Galli della Loggia: la vignetta del primo e l’articolo di fondo del secondo, infatti, riprendono alcune considerazioni del post di ieri sera.
Buona stampa. Anche lui sembra nutrire dubbi sulla volontà dell’Onu di occuparsi della questione libica. Io aggiungerei, anche per chiarire quanto scritto ieri sera, che mi sembra molto difficile trovare (e convincere) Paesi musulmani abbastanza grandi e con eserciti efficienti che possano e vogliano spedire le truppe necessarie a fronteggiare l’estremismo fondamentalista. E non parliamo delle altre nazioni, quelle più avanzate in testa. Come giustamente osserva Galli della Loggia, solo gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno conservato un rapporto “ragionevole” con la guerra (io mi permetterei di aggiungere, anche se si tratta di nazioni di dimensioni medie e piccole, l’Australia e la Nuova Zelanda). Ecco il link al suo editoriale: http://www.corriere.it/editoriali/15_febbraio_16/cattiva-coscienza-europea-1bf6b196-b5a5-11e4-bb5e-b90de9daadbe.shtml#.
Buona stampa. Ecco di cosa stiamo parlando.

P.S. Il titolo non è una mia battuta. Il copyright è del mio amico F.C., veterinario, che l’ha pronunciata riguardo alla diagnosi sul gonfiore alla guancia di Doc, effettuata telefonicamente, e confermata dalla visita del giorno seguente. Io pensavo a una puntura d’insetto, lui a un ascesso. E aveva ovviamente ragione.

domenica 15 febbraio 2015

Di cosa stiamo parlando


E’ ovvio e doveroso provare solidarietà per il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha attirato su di sé le minacce dei fanatici criminali dell’Isis solo perché ha additato il pericolo costituito dai successi dei seguaci del sedicente califfato in Libia. E, tuttavia, non riesco a non pensare che, forse, Gentiloni ha parlato troppo e troppo presto.
Ci mancherebbe che il diffondersi del fanatismo islamico a poche centinaia di chilometri dalle nostre coste non fosse motivo di preoccupazione e, da parte di politici adeguati, non comportasse la predisposizione di tutte le misure necessarie per evitare il peggio. Il mio dubbio è che né Gentiloni né nessun altro, a Roma come a Bruxelles come a Berlino e, men che meno, a Parigi, sappia da che parte cominciare e che, se mai lo sapesse, sarebbe in grado di proporre soluzioni realistiche.
Evocare un intervento sotto l’egida dell’Onu è, coi tempi che corrono, programmazione a lungo termine e, come diceva Keynes, nel lungo termine saremo tutti morti. Ammesso e non concesso che, nel Consiglio di Sicurezza, Cina e Russia decidessero di non porre il veto… E che fosse possibile convincere qualche nazione a fornire le truppe necessarie a fronte di qualche mercede.
E anche a voler essere ottimista e ipotizzare che l’Onu decidesse per una missione dei Caschi blu nel volgere di pochi giorni, che genere di missione sarebbe?
Temo che non si sappia di cosa stiamo parlando.
Abbiamo voglia di inviare droni e bombardieri e i soldati di chissà quale Stato per fermare il diffondersi delle milizie che, giorno dopo giorno, conquistano terreno dall’Algeria all’Iraq, dall’Egitto al Kenya.
Immagino che Sergio Romano suggerirà di chiedere a Putin d’inviare i reduci russi di Donetsk per riconquistare Sirte o di chiedere a Khamenei di prestarci qualche migliaio di Pasdaran per evitare che i vessilli neri dell’Isis sventolino anche a Misurata o a Erdogan di distogliere soldati dai territori curdi per spedirli in Tripolitania. Dubito che l’idea abbia qualche probabilità di successo. E mi pare persino più difficile che Gentiloni o Salvini propongano al Presidente della Repubblica Mattarella di rimangiarsi l’abolizione della leva obbligatoria per arruolare decine di migliaia di giovani italiani da spedire con decine di migliaia di colleghi francesi e tedeschi, belgi e danesi, spagnoli e ungheresi a combattere sulle sabbie del Nord Africa e del Medio Oriente, con le ovvie conseguenze che ciò avrebbe sul reclutamento da parte dell'Isis e delle altre formazioni dell'integralismo islamico. 
Perché è di questo che si deve parlare. Oppure è meglio tacere.
Buona notte e buona fortuna.

Se l'orizzonte è ieri...


Voi tre già lo sapete che, quando inizio o concludo il post con Gramellini, gli argomenti sono spiacevoli. E oggi, ancora una volta, proprio di argomenti spiacevoli vi parlo. E tenete presente che sto contando da qualche giorno, avrò contato fino a dieci qualche miliardo di volte…
Buona stampa. Il tizio decrepito è… è… come dire? Stantio? Sì, è quantomeno stantio. Vorrei che se ne rendessero conto soprattutto quelli che lo hanno votato e che si decidessero a trovare qualcuno di migliore per guidare il centrodestra.
Proseguiamo, senza rispettare l’ordine cronologico. E l’argomento è lo spettacolo offerto dal Parlamento italiano nella notte tra venerdì e sabato. Se dovessi scrivere quello che penso, faticherei troppo a non usare espressioni pesanti, perciò mi affido a un commento che, quasi con distacco, dice fino a che punto la classe politica italiana sia arrivata per affermarsi come la più mediocre e inetta del mondo civile (a proposito, un Paese che può vantare una simile schifezza può ancora considerarsi civile?). Il commento che vi propongo è quello di Paolo Pombeni su Il Sole 24 Ore di ieri: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-02-14/la-parodia-aventino-e-sindrome-napoleone-094845.shtml?uuid=AB20CnuC&fromSearch.
Buona stampa.
E veniamo agli argomenti più pesanti: Ucraina e Libia. Sto contando da quando ho saputo dell’accordo per la tregua nel conflitto ucraino. E’ normale che trascorra qualche ora prima che un simile accordo produca i suoi effetti. Che trascorrano quasi tre giorni lascia a dir poco perplessi e suggerisce molte domande. Della questione libica mi ero occupato indirettamente parlando di Bernard-Henry Lévy, adesso è esplosa sulle prime pagine dei giornali perché se n’è accorto anche il nostro Ministro degli Esteri. Di Ucraina e Libia, oltre che di Grecia, si occupa Angelo Panebianco nell’editoriale di oggi del Corriere della Sera: http://www.corriere.it/editoriali/15_febbraio_15/ucraina-grecia-libia-mai-stati-cosi-insicuri-9b0dc464-b4e3-11e4-b826-6676214d98fd.shtml#.
Buona stampa. Non sono certo in grado di attenuare il senso di oppressione con cui si giunge alla fine dell’articolo di Panebianco. Al contrario, nel leggerlo ho pensato che l’Europa di oggi, quell’Europa apparentemente pacificata dal disegno comunitario, rischia di tornare a essere all’origine d’instabilità e anche di conflitti. Il disegno comunitario, infatti, si è arenato da tempo e alla genialità e alla determinazione di Adenauer, De Gasperi, Monnet e Schuman si è sostituita l’ottusità dei burocrati e l’insipienza dei politici, quest’ultimi preoccupati solo delle prossime elezioni nazionali e in larga maggioranza nemmeno pallide imitazioni dei giganti che immaginarono l’Europa unita.
Non mi resta che proporvi un brano di Joni Mitchell, che già sapete essere una delle mie cantanti preferite. Il titolo è Amelia: il pezzo, infatti, è dedicato ad Amelia Earhart (http://en.wikipedia.org/wiki/Amelia_Earhart), leggendaria pioniera dell’aviazione, scomparsa durante il tentativo di circumnavigare il globo. Una donna che amava gli orizzonti ampi...


mercoledì 11 febbraio 2015

Un autentico gioiello


Tra i molti jazzisti che amo, Bill Evans è sicuramente uno dei più amati. Un po’ casualmente, pochi minuti fa, mi è capitato di ascoltare uno dei suoi pezzi più famosi: Peace Piece.
Qualche notizia la potete trovare qui: http://en.wikipedia.org/wiki/Peace_Piece. Le parole di Chuck Israel spiegano molto di questo frutto prezioso del genio di Evans.
Si tratta di un gioiello straordinario, di una bellezza inesauribile, che induce a ripetere l’ascolto innumerevoli volte e a desiderare che non termini mai.
O almeno questo è quel che io provo ascoltandolo. Ve lo propongo oggi e non c’è tanto bisogno di spiegare perché. E magari ci torneremo sopra.


Un nuovo Don Chisciotte


L’alba si è colorata di rosso non solo nel cielo, ma anche sull’asfalto e sulla terra ucraini. Non imprevedibilmente: il lancio di razzi di ieri ha dato luogo a una ritorsione, seguita, apparentemente, da una contro ritorsione. Forse va bene così: normale spargimento di sangue da far pesare al tavolo del negoziato previsto a Minsk.
Un aggiornamento da Il Sole 24 Ore, firmato da Alberto Negri, esperto di politica internazionale: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-02-11/ucraina-strage-continua-45-morti-un-giorno-notte-vertice-minsk-103641.shtml?uuid=ABTidtsC.
Cronaca. Oltre a questo pezzo scritto per l’edizione on line, Negri ha firmato un commento pubblicato sul cartaceo odierno che vi suggerisco di leggere: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-02-11/putin-piu-pericoloso-milosevic-075011.shtml?uuid=ABUZqqsC.
Buona stampa.
Sempre in tema, anche il Corriere della Sera offre un commento che mi pare meriti di essere letto. E’ scritto da Bernard-Henry Lévy, il filosofo francese, s’intitola La minaccia di Putin chiama l’Europa a nuove responsabilità e non è disponibile on line. Lavora, perciò, lo scanner.


Buona stampa. Negli ultimi anni, in molti suoi articoli, Lévy ha sostenuto la necessità che l'Europa appoggiasse tutte le rivolte popolari, soprattutto quelle nei paesi arabi. Quest’orientamento ha probabilmente influenzato la decisione francese di intervenire in Libia, di fatto costringendo altri Paesi occidentali a fare altrettanto, col bel risultato che sappiamo: non un punto a favore del filosofo, anzi. Io, però, riesco a liberarmi dai pregiudizi e l’analisi di Bernard-Henry Lévy sulla situazione ucraina e, soprattutto, su Putin mi trova d’accordo.
Auguriamoci che il Presidente russo sappia cogliere, come suggerisce Obama, l’opportunità che gli viene offerta dall’incontro di Minsk.
Veniamo alle faccende di casa e lo facciamo con la vignetta di Giannelli dal Corriere di oggi, che mi sembra cogliere bene l’essenza del rapporto tra Salvini e Berlusconi. Anche qui abbiamo bisogno dello scanner.


Come detto, con Salvini non sono d’accordo su nulla, salvo in fatto di donne (almeno per quel che riguarda la sua presunta attuale fiamma). E la sua battaglia per l’uscita dell’Italia dall’Euro è una farneticazione sulla quale esistono fior di commenti da parte di persone molto più competenti di me, mi limito a segnalarvi un esauriente pezzo (già segnalato a suo tempo) di Angelo Baglioni da LaVoce.info: http://www.lavoce.info/archives/18592/uscire-euro-no-grazie-europa-crisi/.
Buona stampa.
Il problema di Salvini, purtroppo, è che non si cura molto della relazione tra ciò che propone e ciò che si può effettivamente fare. Ieri sera mi è capitato di ascoltare un breve pezzo della trasmissione de La7 Di martedì proprio mentre parlava il Segretario della Lega. A parte il fatto che, ancor più di certi lacchè del tizio decrepito, Salvini non lascia mai parlare chi la pensa diversamente da lui, riesce anche a enunciare proposte del tutto irrealistiche, buttate là giusto per conquistare l’approvazione di qualche sprovveduto incapace di comprendere con quale materia sono assemblate.
Tra le altre, ieri, per esempio, ha sostenuto che le truppe della Nato, anziché andare a fare la guerra alla Russia come, secondo lui, starebbero facendo, dovrebbero andare a combattere l’Isis e tutti gli altri movimenti islamici attivi tra l’Africa e l’Asia. Ecco il video da YouTube:


Quanto vi sia di ragionevolezza e di fattibilità in questa idea, mi sembra non sia neppure il caso di dire.

martedì 10 febbraio 2015

Si avvicina l'alba di un giorno difficile


Vengono al pettine i peggiori nodi della chioma politica mondiale: Ucraina e Grecia.
Il primo mi spaventa più del secondo, ma se entrambe le situazioni evolvessero in maniera negativa, difficilmente il 2015 sarebbe ricordato come un anno felice per l’umanità, tutt’altro.
Sul fronte ucraino, oltre alla notizia del bombardamento di oggi, attribuito ai filorussi, si devono registrare le prese di posizione ufficiali del regime russo, che non lasciano presagire nulla di buono. L’argomento è presente in tutte le edizioni on line, scelgo quella de La Repubblica: http://www.repubblica.it/esteri/2015/02/10/news/il_cremlino_attacca_gli_usa_l_idea_di_inviare_armi_in_ucraina_punta_a_destabilizzare_la_situazione-106949937/?ref=HRER1-1.
Buona stampa. In realtà sarebbe cronaca, ma in conclusione c’è un video con un’intervista ad Aldo Ferrari, docente presso l’Università di Venezia Ca’ Foscari (http://viaggidicultura.com/assistenti/1/Aldo%20Ferrari%20curriculum%20completo.pdf), che mi pare interessante.
Ferrari ha ragione nel sottolineare che l’Europa è rimasta lungamente assente (io aggiungo: come di consueto) sulla questione ucraina. Mi sembra meno convincente quando attribuisce allo schieramento occidentale di non aver considerato il punto di vista russo. Francamente non mi pare che l’accusa sia fondata e, a ogni buon conto, direi che si potrebbe altrettanto fondatamente riferire alla Russia. Aggiungerei anche che il punto di vista russo, nella misura in cui disconosce legalità al governo ucraino perché eletto dopo le rivolte popolari che hanno spinto Janukovyč alla fuga, appare un po’ incoerente quando giustifica l’annessione della Crimea sulla base delle richieste di movimenti popolari sulla cui spontaneità è lecito dubitare. In realtà, il punto, però, non mi pare stia in questi che sono “trascurabili dettagli”.
Il punto, che ci piaccia o meno, è che ci troviamo a fronteggiare l’espansionismo di uno stato totalitario, governato da un personaggio del tutto inaffidabile, che guida un’amministrazione priva di contrappesi e che ha sempre fatto della politica estera uno strumento per ottenere consenso interno, altrimenti difficile da ottenere visto il divario tra le promesse e i risultati ottenuti nel processo di riforma della Russia. Parliamo di un uomo che, negli anni 70 era colonnello del KGB a Dresda e di fatto era l’ufficiale di collegamento con la Stasi. Parliamo di un uomo che, ha dietro di sé una serie di vicende oscure, nelle quali sembra aver impiegato gli stessi mezzi che era abituato a usare nel periodo di servizio nel KGB (pensiamo, per esempio, ad Anna Politkovskaja e Aleksandr Litvinenko). Parliamo di un uomo che si è liberato di molti oppositori spedendoli in carcere e privandoli dei loro beni (non si sa quanto legalmente acquisiti, ma in materia anche Putin non può essere considerato senza macchia, al contrario). Parliamo di un uomo che ha represso con una brutalità spietata la rivolta in Cecenia (che esprimeva la medesima volontà d’indipendenza che, a suo dire, esprimono le popolazioni dell’Ucraina orientale) e che non ha esitato a usare ancora la forza per regolare i conti con la Georgia, che tentava, come l’Ucraina, di ripristinare la propria integrità territoriale.
In rete, potete trovare informazioni su di lui sia sul sito della Treccani (http://www.treccani.it/enciclopedia/vladimir-vladimirovic-putin/), che è piuttosto prudente, sia su Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Vladimir_Putin), che, al contrario, ha una posizione senz’altro più netta.
Fatico a pensare che un simile personaggio possa concludere positivamente il negoziato che Germania e Francia hanno tentato di avviare nei giorni scorsi. Com’è ovvio, mi auguro vivamente di sbagliare.
Veniamo alla Grecia. Sul sito LaVoce.info c’è un’analisi molto interessante di Marco Pagano (http://www.lavoce.info/archives/32931/i-rischi-nuova-crisi-greca/).
Buona stampa. C’è tutto quel che serve per capire le implicazioni di natura politica e quelle di natura economica. Di mio aggiungerei soltanto un’osservazione.
Tsipras costituisce una preoccupante conferma di come gli elettori fatichino a selezionare uomini o donne capaci di guidare adeguatamente le loro nazioni. Sulla questione del debito nazionale, Tsipras e i suoi ministri tecnici, in particolare quello delle Finanze Varoufakis, si sono mossi e ancora si stanno muovendo in maniera ambigua e inconcludente, più preoccupati di conservare il consenso interno (ottenuto con promesse difficili da mantenere) che di offrire alla Grecia un percorso di ripresa realistico. Che si possa tornare a parlare dei debiti di guerra tedeschi a distanza di sessant’anni mi sembra puerile…
Purtroppo, però, in Grecia come in Italia, ma anche nel Regno Unito e in Francia e in tanti altri Paesi, si vanno affermando figure politiche il cui successo dipende soltanto dalla capacità di comunicare e di farlo senza alcun pudore, indicando obiettivi impossibili da ottenere e assecondando gli istinti peggiori che si annidano in tutte le collettività.
E che per raggiungere e mantenere il potere sono disposti a qualsiasi mercanteggiamento, come dimostra quanto accade in questi giorni in Italia, con l’intensa attività che ferve nelle varie botteghe, a Arcore come a Palazzo Chigi, per sottoscrivere nuove alleanze…
Buona notte e buona fortuna.