Buona stampa. Un articolo scritto con il consueto garbo,
piacevolmente semplice, privo di spunti che suscitino emozioni appena un po’
intense. Un tipico editoriale di de Bortoli. Non credo si possa dire che è
stato un cattivo direttore. Non credo, però, che si possa neppure dire che è
stato un “grande” direttore.
Buona stampa. Quanto mi piacerebbe che qualcosa del genere
accadesse anche dalle nostre parti, ma si tratta di un’illusione. Gli articoli
nei quali si chiedeva chiarezza sulle risorse delle loro fondazioni hanno
lasciato del tutto indifferenti i politici italiani, la cui propensione alla
trasparenza è notoriamente poco sviluppata. Sul Corriere di ieri, senz'altro in
tema, le considerazioni di Massimo Teodori in un articolo che ho acquisito
con lo scanner.
Appunto: un eminente
(dal suo punto vista) parlamentare, il vice capogruppo del Pd a Montecitorio
(il nome non lo faccio) non ha trovato niente di meglio da fare che difendere
l’assenza dei suoi squallidi colleghi.
Buona stampa. Anche se Monica Guerzoni poteva essere anche
più pressante, ma capisco che gestire certi personaggi sia difficile: un
giornalista non è necessariamente tenuto a condividere le conoscenze di un
erpetologo o di un entomologo.
Si parte, necessariamente, dalla vergognosa prova offerta
ieri dal Parlamento, anzi dai parlamentari italiani, che hanno disertato in
massa la seduta dedicata all’informativa del ministro Gentiloni sulla morte di Giancarlo Lo Porto. E’ semplicemente rivoltante che quasi nessuno abbia sentito
il dovere di presenziare e testimoniare così la partecipazione del Paese alla
fine del giovane cooperante siciliano. Se volete vedere le immagini, le trovate
sul sito del Corriere della Sera: http://www.corriere.it/foto-gallery/politica/15_aprile_24/porto-informativa-governo-camera-vuota-37d05c3e-ea64-11e4-850d-dfc1f9b6f2f5.shtml.
Primo argomento. Una breve, impeccabile lezione di storia da
parte di Alessandro Fugnoli, autore de Il Rosso e il Nero – Settimanale di
strategia di Kairos Partners, una delle maggiori società di gestione del
risparmio italiane. Storia che illumina anche un aspetto dell’andamento dei mercati. Ecco il
collegamento: http://www.kairospartners.com/sites/default/files/rn-20150423.pdf.
Buona stampa. Mi permetto di suggerirvi di leggere
abitualmente la rubrica di Fugnoli. Scrive molto bene di cose sempre interessanti, mai banali, e aiuta
a capire le questioni finanziarie. I suoi testi s’integrano bene con quelli di
Roberto Plaja e vi daranno strumenti per muovervi meglio nella gestione dei
vostri risparmi.
Sulla questione dei migranti si assiste a un desolante
starnazzare di politici, sedicenti esperti e presunti intellettuali. Ognuno ha
una sua soluzione destinata a risolvere il problema in un battere di ciglia.
Per non farci mancare nulla, in Italia diamo spazio anche alle opinioni di
cantanti senescenti e subrettine in disarmo, perché da noi tutti sono
autorizzati a parlare di tutto e i mezzi di comunicazioni si affrettano a
riportare.
Anch’io penso qualcosa e, guardate un po’, ho deciso di
farvela conoscere, anche se vale ovviamente assai poco di fronte alle meditate opinioni di
queste personalità geniali e preparatissime.
Io penso che nulla faccia più danno, di fronte a eventi così
gravi, del pressapochismo e dei preconcetti. E che non abbiamo
di fronte una questione che si risolve schioccando le dita, ma ragionando
attentamente e realisticamente sulle varie implicazioni di ogni decisione.
Apparentemente, parleremo di cani. In realtà, l’argomento è
l’uomo e vedremo come mai, checché ne dica il mio amico Dario (le cui ragioni,
peraltro, comprendo e condivido in buona parte), mettere “animali” e “umani” sullo
stesso piano comporti il rischio di sopravvalutare l’uomo e sottovalutare
l’animale.
Dario dice che esistono “animali” pericolosi e “umani”
interessanti. Il che, ovviamente, è molto vero. E, tuttavia, la pericolosità
degli “animali” ha origini assai diverse da quella che, così mi pare, il mio amico
attribuisce implicitamente anche agli “umani”.
C’è un argomento sul quale mi sono trovato spesso a
riflettere e che oggi non posso evitare di proporre anche a voi. Parlo
dell’influsso drammatico che alcuni atteggiamenti degli uomini hanno sulla vita
dei cani.
Buona stampa. Le premesse sono interessanti, perché Feltri ha sempre avuto
una notevole vena ironica. Bisognerà
valutarlo sul medio periodo: anche se i nostri politici sono maestri nel
mettersi in ridicolo e nell’attirare il sarcasmo, non sarà facile trovare
sempre nuovi temi con cui far sorridere il lettore. O forse mi sbaglio. Leggete
questa rubrica de L’Espresso: http://espresso.repubblica.it/palazzo/2015/04/17/news/il-peggio-della-settimana-17-04-2015-1.208654?ref=HRBZ-1.
Buona stampa. Con gente così, Feltri avrà il problema del
superlavoro, non certo quello di non sapere cosa scrivere.
The Times pubblica oggi una vignetta di Peter Brookes che
considero semplicemente schifosa. Credo di aver dimostrato ampiamente di essere
critico verso il nostro Paese, ma se c’è una vicenda nella quale abbiamo dato
una prova straordinaria di generosità e umanità è quella dei migranti che
cercano rifugio nella nostra terra. Vero che Brookes scrive “Unione Europea”,
ma la sola idea che sia l’Italia a scalciare via il barcone è intollerabile.
Neppure il clima elettorale, così vergognosamente italiano, che si respira nel
Regno Unito può giustificare una mistificazione della realtà come quella del
vignettista del quotidiano di Murdoch (ma guarda un po’, proprio lui, il paladino della democrazia liberale e della privacy). La vignetta potete
vederla qui: http://www.thetimes.co.uk/tto/opinion/article4380226.ece#tab-4.
Mala stampa. Ci sta, ma ci starebbe anche di molto peggio.
Spero che si scusino.
Non perdo occasione per combattere i nemici della musica e
della cultura. Una cantante che ha procurato nuova vitalità al Fado, lo
splendido canto tradizionale portoghese: Ana Moura (http://en.wikipedia.org/wiki/Ana_Moura), che, tra l'altro, è anche una donna di raro fascino, il che non guasta per nulla. Ascoltiamo due brani, entrambi
eseguiti dal vivo. Il primo s’intitola Casa
de Mariquinhas.
Buona stampa. Avreste mai immaginato che il tizio decrepito
potesse restare senza il suo sito personale? E per non tirare fuori 200.000
euro… Non sono più i bei tempi delle feste eleganti.
Si consolerà, forse, con le esternazioni di alcuni dei suoi
più fedeli lacchè. Come sappiamo, qualcuno ha ceduto, ma ci sono ancora dei
valorosi che resistono, quasi soldati giapponesi nella giungla. Pochi, forse
nessuno, può rappresentare la categoria meglio di Michaela Biancofiore. Penso
che anche il tizio decrepito si sarà sbellicato leggendo questo articolo
pubblicato oggi dal Corriere della Sera (e acquisito, male, con lo scanner,
portate pazienza).
Buona stampa. Niente di più meritorio che mettere alla
berlina certi personaggi grotteschi. Mi chiedo: la Biancofiore si rende conto
di quel che dice o parla così, diciamo un po’ sbadatamente, senza concentrarsi
troppo? E si va mai a rileggere le corbellerie che riesce ad affidare ai
microfoni o alle penne dei giornalisti? E poi, con che coraggio parla di yes man? Proprio lei che non si ferma
neppure davanti a un paragone demenziale come quello tra Cristo e il tizio
decrepito. E che del suo ridicolo servilismo umidiccio si serve senza
pudore per chiedere una poltrona. Lasciamo perdere… Con un po’ di fortuna, tra
non molto, sarà spazzata via come merita.
Passiamo a cose molto più serie: l’anniversario di un
avvenimento importante, che ha segnato la storia recente del pianeta con un
massacro di dimensioni almeno simili a quelle del genocidio armeno, il cui centenario
si commemorerà la settimana prossima. Esattamente quarant’anni fa domani i
Khmer Rossi entravano in Phnom Penh, dando inizio a una dittatura sanguinaria e
folle come poche nella storia, che ha causato, a seconda delle stime, da 1.200.000 a 2.300.000.
La tragedia del paese asiatico è stata descritta da un film,
di cui serbo un ricordo vivissimo e che reputo di rara e tragica bellezza, Urla del Silenzio (The Killing Fields). Ecco la scheda di IMDB: http://www.imdb.com/title/tt0087553/?ref_=nv_sr_1.
Non devo fare molta strada per trovare le armi da usare oggi
in battaglia. Dalla colonna sonora del film, composta ed eseguita da Mike
Olfield, vi propongo due versioni di Pran’s
Theme. Un ascolto molto breve questa sera.
Lo scadimento della vita pubblica italiana non sembra aver
mai fine. Le inchieste che coinvolgono politici nazionali e locali, burocrati e
imprenditori si moltiplicano, a riprova di come, checché se ne dica, non vi sia nessun segno di miglioramento per quel che riguarda la corruzione. E poco
importa se adesso si chiama: “indebita induzione a dare o promettere utilità”.
Possono cambiarle il nome mille volte, sempre quello resta e, purtroppo,
l’Italia figurerà sempre nelle posizioni peggiori delle classifiche
internazionali, insieme a nazioni assai lontane da quelle cui, a mio modesto
parere, dovremmo somigliare. In realtà, l’aver cambiato il nome al reato è
l’ennesima dimostrazione di quanto poco si voglia incidere sulla realtà del
fenomeno, dando spazio a una definizione che appare un vero monumento al
ridicolo, la riprova che la preoccupazione principale dei nostri legislatori è
complicare le cose, spargere fumo, alimentare l’incertezza e l'arbitrarietà.
Buona stampa. Anche se è cronaca, ma mi piace la
sottolineatura di come, anche sul fronte della sicurezza degli istituti
scolastici, Renzi abbia promesso molto e realizzato nulla. Dopo di che,
intendiamoci, non è che sia sua la responsabilità di quanto accaduto a Ostuni.
Mi piacerebbe proprio sapere chi ha gestito la ristrutturazione, vorrei che
venissero analizzati l’appalto e la modalità con cui èstata scelta l’impresa che lo ha vinto… Insomma, mi
piacerebbe che saltasse fuori un colpevole e che rispondesse del suo operato,
se inadeguato. Non è possibile che in questo Paese crollino tratti di
autostrada o soffitti di scuole appena realizzati e la colpa non sia di
nessuno. E il Presidente del Consiglio la piantasse di twittare e si desse da
fare per cambiare sul serio le cose.
Buona stampa. L’idea, come ho scritto anche su Facebook, non
mi sembra gran che.
Credo che l’Everest, in particolare, e tutto l’Himalaya in
generale stiano già subendo un assalto anche troppo violento da parte
dell’uomo. Penso, per esempio, al fatto che oggi anch’io potrei arrivare in
cima a un “ottomila”, portato in spalla da qualche sherpa ben pagato (dal suo
punto vista) e lascerei, come qualche migliaio di altri ridicoli turisti delle
vette, la mia abbondante dose di rifiuti nei campi base (ecco un articolo tra i
tanti, preso da Il Messaggero: http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/everest_rifiuti_inquinamento/notizie/1216161.shtml).
Oggi sarò essenziale, perché ho parecchio altro da fare.
Cominciamo con la vignetta di Giannelli dal Corriere della Sera di oggi. Nel
pieno del bersaglio:
In questi giorni, nel Regno Unito, è entrata in vigore una
nuova disciplina della materia pensionistica in forza della quale, raggiunti i
55 anni, un cittadino britannico può chiedere che gli vengano restituiti i
contributi versati durante l’attività lavorativa, scelta che comporta la
rinuncia a ricevere, nel momento stabilito, la pensione prevista.
Il provvedimento ha suscitato un dibattito piuttosto acceso:
da una parte i sostenitori della libertà individuale favorevoli alla
possibilità di scegliere cosa fare del proprio denaro (i contributi
pensionistici appartengono, con tutta evidenza, al lavoratore che li versa,
tramite il datore di lavoro o altrimenti), dall’altra i fautori di un sistema
pubblico grazie al quale i cittadini non possano “sbagliare” e sperperare
quella particolare forma di risparmi che, per l’appunto, sono i contributi
pensionistici.
L’assenza dei giornali in occasione delle festività richiede
prudenza da parte di chi, come me, quasi ogni giorno cerca uno o più articoli
da proporre a voi tre. Devo evitare di restare senza munizioni. Così ieri,
oltre ad andare a ripescare il pezzo di Moussanet su Lufthansa, ho evitato di
parlare di un articolo di Luca Ricolfi pubblicato da Il Sole 24 Ore e l’ho “risparmiato” per oggi.
Ricolfi s’inserisce nel solco tracciato da Dario Di Vico
nell’editoriale del Corriere della Sera che vi avevo suggerito sabato (http://ilmiosecchiellodacqua.blogspot.it/2015/04/chi-di-traditore-ferisce.html),
ma mi sembra affondare la lama con maggior decisione e porre in evidenza, con
la forza drammaticadei numeri,
gli effetti del modo inconcludente e opportunistico di governare di Matteo
Renzi. L’articolo di Ricolfi lo potete leggere qui:
Per iniziare, oggi vi propongo la
lettura di un articolo non più fresco di giornata: è apparso su Il Sole 24 Ore
mercoledì scorso. L’autore, Marco Moussanet, analizza le conseguenze che
Lufthansa, proprietaria di Germanwings, potrebbe subire per il disastro aereo
dell’Airbus caduto sul Massiccio dei Tre Vescovadi. Al di là delle dimensioni
dei risarcimenti che vengono prospettati (capaci di suscitare preoccupazione
anche in un’azienda solida quanto la compagnia tedesca), mi ha colpito la
ricostruzione di quanto accaduto ad alcuni vettori interessati da tragedie analoghe. Potete leggere il pezzo qui: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-04-01/lufthansa-rischia-risarcimenti-senza-limiti-080643.shtml?uuid=ABdVUiID&fromSearch.
Buona stampa. Non credo pensino lo stesso i dirigenti della
compagnia tedesca, impegnati a fare gli scongiuri.
Ah, gli amori che finiscono male… Ho spesso ironizzato su
Sandro Bondi e sulla sua devozione esagerata per il tizio decrepito. Ora, però,
non posso non provare un breve, molto breve, moto di umana solidarietà per lui,
alla luce del trattamento che gli viene riservato per aver deciso di pensare (un
pochino) con la propria testa e di non asservirsi ai lacchè che hanno preso il
suo posto nel cuore di Berlusconi negli ultimi tempi, gente accanto alla quale
Bondi assume la statura di un politico di rango (il che, con tutta evidenza,
non è e non può essere). Ho detto breve, perché poi vado a leggere un articolo
di Maurizio Belpietro su Libero nel quale si analizza bene il comportamento di
Bondi e si riportano i dati del suo assenteismo da Palazzo Madama, già evidenziati
da altri quotidiani nei mesi scorsi: http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11775230/Belpietro---Bondi-molla-Forza.html.
Stampa così così. Perché Belpietro fa lavorare la memoria in
maniera incompleta, rinunciando a ripercorrere un po’ più estesamente la storia
dei tanti parlamentari che hanno cambiato casacca, forse per non andare a
ripescare i casi di De Gregorio, Razzi, Scilipoti, ecc.
Difficile non restare sgomenti di fronte a immagini che
documentano fino a che punto la guerra sconvolge la vita dei bambini. E
difficile non provare gratitudine per i fotografi che hanno saputo documentare
con straordinario tempismo momenti che, se l’uomo non passasse attraverso la
Storia senza capire granché, avrebbero dovuto insegnarci a non infliggere ai
bambini i tormenti che, ogni giorno e in innumerevoli parti del mondo, infliggiamo loro.
Penso, tra le tante, ad altre due immagini di rara forza.
Due foto che, credo, voi tre ricorderete benissimo, ma che, a ogni buon conto,
vi suggerisco di rivedere.
Come di consueto, concludo con la musica, per continuare la guerra che, oggi, è contro tutti i nemici della cultura e della civiltà, quelli del presente e quelli del passato. Il pezzo è tratto da Rites, eccellente album realizzato nel 1998 da Jan Garbarek (http://en.wikipedia.org/wiki/Rites_%28album%29). Il brano è We Are the Stars, se vorrete ascoltarlo, capirete senz'altro perché l'ho scelto.