domenica 14 febbraio 2016

La modestia di Einstein

A true genius admits that he/she knows nothing.
Albert Einstein

Eugenio Scalfari è sicuramente un giornalista di grande rilievo, una figura carismatica che ha impresso il proprio segno su buona parte della storia della stampa italiana del secondo dopoguerra (o, se preferite, dell’ultimo quarto del secolo scorso e dei primi anni di questo).

Il quotidiano La Repubblica, da Scalfari fondato poco più di quarant’anni fa (il primo numero apparve in edicola il 14 gennaio 1976) e da lui a lungo diretto, ha saputo conquistare e mantenere autorevolezza e raggiungere ottimi risultati di diffusione. Non c’è dubbio che di questo vada dato merito a Scalfari, il quale ha senz’altro condotto e mantenuto a lungo indipendente la propria creatura, risultato che, per esempio, non ottenne Montanelli con il suo Giornale Nuovo.
Certo, oggi La Repubblica fa parte di un gruppo editoriale più ampio, controllato dalla famiglia di Carlo De Benedetti, e questo, checché ne possano dire Scalfari o Mauro o Calabresi, influenza sicuramente la linea di tutti i giornali che al gruppo appartengono, inclusa La Repubblica.
Comunque non è di questo che intendo parlare. L’argomento, dopo aver dato merito a Scalfari di quel che ha fatto in passato, è il suo articolo di oggi, che potete leggere qui: http://www.repubblica.it/politica/2016/02/14/news/eugenio_scalfari_einstein_renzi-133389860/?ref=HRER2-1.
Non do un voto: ciò che sto per scrivere non è solo motivato da questo articolo che, comunque, mi sembra costituire un esempio perfetto del modo di fare giornalismo di Scalfari, che è totalmente diverso dal modello anglosassone di cui, come voi tre ben sapete, sono un deciso ammiratore perché lo considero il solo realmente capace di conservare ai mezzi d'informazione il ruolo fondamentale che devono avere nelle democrazie moderne.
Scalfari intende il giornalismo come una missione volta a emendare il mondo dagli errori e dall’ignoranza, ovviamente quelli che lui giudica errori e ignoranza. Si considera tra i pochi eletti in grado di capire le ragioni profonde degli eventi mondiali, ovunque essi accadano, e presume di poterne prevedere esattamente anche le minime conseguenze a lungo termine. Si stupisce che i leader del pianeta non si rivolgano a lui per conoscere cosa fare o non leggano i suoi articoli per sapere come affrontare qualsiasi questione. Insomma, ha una visione di sé piuttosto alta e si considera, con tutta evidenza, un dono di incommensurabile valore per l’umanità. Io non condivido la sua opinione e considero ormai insopportabile il suo tono saccente, esasperato, come purtroppo accade, dalla senilità. Credo che l’intelligenza di un uomo si misuri anche con la sua capacità di comprendere i propri limiti, quelli originari e quelli portati dal tempo. E anche con la capacità di comprendere quand’è arrivato il momento di farsi da parte, assaporando la soddisfazione di vedere altri proseguire il proprio lavoro con successo e di abbandonare il palco lasciando nel pubblico un po’ d'iniziale delusione, ma anche una piena ammirazione e un ricordo interamente positivo, l'una e l'altro destinati a durare.
Scalfari ha ritenuto di percorrere un’altra strada e, mi dispiace per lui, credo abbia commesso un errore. E l’articolo di oggi, come altri nel recente passato, trasuda presunzione e autocompiacimento, senza offrire niente che, contrariamente a quel che lui sostiene, non si trovi anche altrove.  
In particolare la prima parte, quella in cui parla della conferma empirica dell’esistenza delle onde gravitazionali ipotizzata da Einstein, mi sembra piuttosto sgradevole.
Copio e incollo: “I giornali hanno dato ampia notizia dell'avvenuta conferma ed anche hanno tentato di mettere in chiaro il suo significato; secondo me però in questo non sono riusciti”. Per me resta un mistero come ci si possa permettere di giudicare in questo modo il lavoro di centinaia di scienziati e giornalisti che, in ogni angolo del mondo, hanno illustrato questa eccezionale scoperta scientifica e le sue implicazioni. A parte il fatto che mi permetto di dubitare che Scalfari abbia letto tutto quello che si è scritto sul tema, anche se così fosse, non credo si possa permettere di esprimere una simile valutazione solo perché, ancora copio e incollo: “Personalmente ho avuto la fortuna di innamorarmi a diciott'anni dei libri di Einstein. Li ho letti quasi tutti e hanno contribuito alla mia formazione mentale”. Oltre al frutto del suo genio scientifico, Einstein ha offerto all’umanità anche l’esempio magistrale di uomo modesto e semplice, che sapeva ridere di sé. Scalfari di questa dote preziosa non ha evidentemente tratto contributi nella sua formazione mentale. E nella foga di spiegare al mondo ciò che solo lui ha compreso, ha impiegato un termine italiano senz’altro suggestivo, ma piuttosto fuori luogo nella circostanza: cangiante.
Andiamo a leggere il significato del termine sul vocabolario Treccani (http://www.treccani.it/vocabolario/cangiante/):
cangiante agg. [part. pres. di cangiare]. – Riferito a colore, che cambia sfumatura a seconda della diversa incidenza della luce: un colore c.; un tessuto c., una seta c.; effetto cangiante. Con accezione più generica: come vi sono dei colori c., così non dubito, che dal miscuglio di molti odori non ne nasca un odor c. (Beccaria). Anche come s. m., per indicare un tessuto iridescente.
E poi, sempre dal Treccani, vediamo i sinonimi e contrari:
cangiante agg. [part. pres. di cangiare]. - [che cangia, detto spec. di tessuti sui quali le diverse incidenze della luce producono mutamenti di colore] ≈ iridescente. ‖ iridato, multicolore, opalescente, policromo, policromatico, variopinto. ↔ monocromatico, monocromo.
Io sono senz’altro stupido e ignorante, ma non vedo che cosa voglia dire che l’universo è cangiante. A me pare che Einstein avesse correttamente intuito, e dimostrato teoricamente, l’instabilità dell’universo e il suo continuo modificarsi, di cui le onde gravitazionali sono conseguenza e testimonianza. Quanto tutto ciò abbia a che fare con i colori e con il loro costante modificarsi per effetto della luce, francamente, sono troppo ottuso per capirlo.
Ottusità che, spero, mi perdonerete grazie agli ascolti musicali di oggi. Cominciamo da quella vasta area della musica contemporanea in cui si fondono generi diversi e tradizioni di varia origine. L'opera di Salif Keita (https://en.wikipedia.org/wiki/Salif_Keita) è un ottimo esempio della confluenza di mondi musicali diversi che producono frutti eccellenti. Ascoltiamo il brano La Difference (vi prego di guardare fino alla fine e di leggere le note conclusive del video).


Nella scelta del secondo ascolto cambio certamente genere, ma non mi allontano troppo nel tempo. Vi propongo Amen, un pezzo scritto da Henryk Gorecki, uno dei maggiori compositori polacchi contemporanei (http://www.britannica.com/biography/Henryk-Gorecki).




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