domenica 21 febbraio 2016

La sua eredità sarà migliore?

La settimana appena trascorsa ha avuto un andamento relativamente tranquillo sui mercati finanziari.
I principali indici mondiali venerdì 19 si trovavano a un livello più alto rispetto a venerdì 12, pur in presenza di una volatilità ancora elevata. Vediamo un grafico che raffronta l’andamento negli ultimi trenta giorni dei maggiori mercati borsistici. L’ho generato su Bloomberg considerando le borse di Wall Street, Tokyo, Parigi, Londra, Francoforte, Zurigo e Milano.


La leggera ripresa degli indici, ovviamente, non si presenta con le medesime modalità nei diversi mercati. La borsa italiana, infatti, pur mostrando un andamento simile rispetto a quelle degli altri (Giappone escluso), rimane quella più negativa. Tra le molte concause della caduta dell’indice FTSEMib mi sembra si debbano privilegiare, da un lato, i dubbi sull’efficacia della politica economica del governo Renzi e, dall’altro, la preoccupazione che decisioni europee (avventate) in materia di bilanci bancari potrebbero mettere in ulteriore difficoltà il nostro sistema creditizio, già provato dal problema, tuttora irrisolto, delle sofferenze.
A riguardo, è interessante questa pagina di dati disponibile sul sito di Borsa Italiana: http://www.borsaitaliana.it/borsa/home-page/tutti-i-rialzi-e-ribassi.html. Come si vede, i titoli bancari riempiono la classifica di quelli che hanno subito i maggiori ribassi. E difficilmente le tendenze di mercato rispetto al settore bancario cambieranno in meglio. Non certo nel breve termine. Anche perché, mentre altrove i governi, attenti alle implicazioni della normativa europea sul bail-in, predisponevano le misure necessarie per attenuarne gli effetti, da noi ci si è preoccupati della questione soltanto quando la regolamentazione stava per entrare in vigore.
Per convincervi di questo, vi propongo di leggere queste schede predisposte da Il Sole 24 Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-02-20/nel-bilancio-banche-germania-203750.shtml?uuid=ACnuX4YC&nmll=2707#navigation.
Buona stampa. Come si vede, in altri paesi le contromisure sono state prese per tempo. Da noi, a quanto pare, si preoccupavano di altro. E non è che Renzi può scaricare la colpa di ciò su chi lo ha preceduto, come ama fare con la sua consueta eleganza: la direttiva (2014/59/UE) è stata approvata nel maggio 2014, ossia tre mesi dopo il suo ingresso a Palazzo Chigi. Governo e Banca d’Italia avevano tutto il tempo per mettere appunto le misure idonee a evitare le conseguenze indesiderate della direttiva stessa. Invece, per esempio, hanno lasciato incancrenire le crisi di Banca Etruria, Carife, Banca Marche e Carichieti, con gli esiti che sappiamo. 
Sempre in tema di interventi statali per risanare il sistema creditizio, può essere interessante leggere questo articolo di Marco Fortis, sempre dal 24 Ore di ieri: http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2016-02-20/germania-record-debito-esportato-081045.shtml?uuid=AC8pgnYC&fromSearch.
Buona stampa. E’ ovvio che non si può rimproverare a Renzi il fatto che l’Italia non sia (e non sia stata) nella condizione di attuare una politica del debito come quella posta in essere dalla Germania. Si deve, però, osservare che le scelte di politica economica e fiscale del governo Renzi hanno avuto effetti negativi sull’andamento del debito e della pressione fiscale, poiché non si sono realizzati  tagli di spesa adeguati. E perché molte misure (dagli 80 euro al taglio delle imposte sulla casa) appaiono di gran lunga più orientate a riscuotere consenso nelle urne che approvazione a Bruxelles. E sono risultate incapaci di fornire una spinta significativa e durevole alla crescita.
Con il deterioramento della congiuntura internazionale (che traspare sia dai dati sul PIL del 2015, aumentato meno di quanto previsto dal governo, sia dalle recenti stime per il 2016 e 2017 degli osservatori indipendenti), la linea scelta da Renzi e portata avanti da Padoan rischia di produrre conseguenze assai gravi sui conti pubblici e sulla dinamica del reddito nazionale.
E non si può certo sperare in un miglioramento immediato del quadro economico internazionale, perché restano irrisolti i problemi di cui ho già parlato nelle scorse settimane. E, anzi, alcuni di questi sembrano farsi più complicati. In particolare è lecito dubitare della capacità della Cina di riprendere, in tempi brevi, a svolgere il ruolo di locomotiva della crescita mondiale. Ecco, per chi ha voglia di leggere un testo in inglese, un’interessante relazione sull’argomento di Morgan Stanley, la banca d’affari americana: http://m.cm.morganstanley.com/nl/jsp/m.jsp?c=%40o6N3ANX9Jbhzd0xSL2ODZGkNWXKXn%2B2qIVsj6hGAWXA%3D.
E’ un testo tecnico, ma credo comprensibile anche per chi non ha una formazione in economia. Il punto fondamentale è che i governanti cinesi si trovano di fronte un compito davvero difficile, per affrontare il quale devono liberarsi degli schemi mentali e delle abitudini del passato. E non scegliere scorciatoie, come quella di scaricare sulle altre nazioni i propri problemi, come potrebbero fare se, ad esempio, l’Europa decidesse di abbassare la guardia sulle importazioni dalla Cina. Un articolo di Paolo Bricco pubblicato il 16 febbraio da Il Sole 24 Ore può aiutare a capire di cosa sto parlando: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-02-16/la-pretesa-cina-non-rispettare-regole-071201.shtml?uuid=ACHzXJVC&fromSearch.
Buona stampa. Gli eccessi di capacità produttiva devono essere corretti in Cina, non trasferendoli, con il ricorso al dumping più disinvolto, sulle altre nazioni.
Prima di passare alla musica, vi suggerisco di andare a leggere il blog di Roberto Plaja: http://www.theboxisthereforareason.com/. Ci sono più ragioni del solito per farlo: un nuovo aspetto grafico, una lista di letture consigliate e l’ultimo post, pervaso di una deliziosa ironia e presentato da una formula che mette i brividi solo a guardarla.
Oggi, per combattere i nemici della cultura e della musica, ho deciso di schierare tre voci femminili, voci assai diverse, ma tutte e tre molto belle e pienamente rappresentative della grande fertilità della musica della fine del secolo scorso e dell'inizio di questo.
Cominciamo con Vashti Bunyan, cantante inglese (https://en.wikipedia.org/wiki/Vashti_Bunyan) che ha sicuramente avuto un ruolo importante nella musica folk britannica. Il brano che vi propongo è Come Wind Come Rain.


Con il secondo brano ci spostiamo in Africa, per la precisione nel Mali, paese dal quale proviene Rokia Traore (https://en.wikipedia.org/wiki/Rokia_Traor%C3%A9). Il Mali, uno dei paesi africani più martoriati dalla guerra e dal terrorismo, ha dato i natali a numerosi straordinari musicisti, alcuni dei quali vi ho già proposto. Questo è il primo ascolto di Rokia Traore. Mi dico da solo che è meglio tardi che mai. Il brano scelto s’intitola Sabali.


Da ultimo vi propongo ancora una volta la voce di Joni Mitchell. Il brano che ho scelto è tratto dall’album Mingus, dedicato al grande bassista nel 1979. Il pezzo è Goodbye Pork Pie Hat, musica di Mingus e parole di Joni (https://en.wikipedia.org/wiki/Goodbye_Pork_Pie_Hat). E Jaco Pastorius è semplicemente straordinario.

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