domenica 9 ottobre 2016

Paragoni arbitrari e dimenticanze di comodo

Se andate sul sito di The Guardian adesso vedrete, tra i titoli in maggior rilievo, quello che porta a un articolo in cui si da conto di una votazione all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: https://www.theguardian.com/world/2016/oct/08/russia-vetoes-un-resolution-syria-bombing-aleppo.
Buona stampa. Se, sempre in questo istante, cercate la notizia sui siti dei maggiori quotidiani italiani, non la trovate (io ho fatto la prova sui seguenti: Corriere della Sera, La Stampa, Repubblica e Il Sole 24 Ore; il Corriere cartaceo ha confinato la notizia in un trafiletto a pagina 16). Troverete, però, preziosi articoli che si occupano, ad esempio, del battesimo del figlio di Nichi Vendola o del ricco indiano che, a Dubai, ha pagato 8 milioni di euro per una targa automobilistica.
Del veto russo alle Nazioni Unite, che di fatto autorizza Assad e Putin a continuare i bombardamenti sino alla totale distruzione di Aleppo, non troverete traccia nei siti dei giornali di casa nostra.
Mala stampa. Una valutazione generale, che esprimo senza esitazioni e con profondo sconforto. Temo che la qualità dell’informazione in Italia, già modesta, sia destinata a peggiorare ulteriormente, con l’ovvia conseguenza che gli italiani saranno sempre meno in grado di valutare adeguatamente quanto accade sia nel loro paese sia altrove e, quindi, anche di giudicare in maniera appropriata l’operato dei politici nazionali e stranieri.
Il problema riguarda anche le altre nazioni occidentali, ma ciò non mi rallegra affatto. Leggere considerazioni come questa, apparsa sulla pagina Facebook del blog americano Daily Kos (https://www.facebook.com/dailykos/photos/a.416444264254.190398.43179984254/10154136688499255/?type=3&theater), dimostra che, appunto, è indispensabile una revisione dei nostri modelli di formazione e di informazione dei cittadini. Tanto più in Italia che altrove.
Si può ritenere che una larga parte degli italiani frequenti scuole e università nelle quali il livello dell’insegnamento è inferiore rispetto al passato. Quando accende la radio o, assai più facilmente, la televisione gli vengono somministrate trasmissioni di mediocre qualità, spesso basate esclusivamente su confronti di inaudita violenza verbale tra personaggi assurti alla notorietà senza alcun motivo ai quali è consentito sproloquiare su qualsiasi argomento. Nelle rare occasioni in cui acquista un quotidiano rischia di leggere articoli scritti da persone alle quali importa poco o nulla informare, mentre aspirano ad affermare le proprie convinzioni e la propria visione del mondo, approfittando del ruolo.
Ho un paio di esempi da proporvi. Sono articoli apparsi nelle ultime settimane sul Corriere della Sera; potrei con estrema facilità proporvene altri, ma non posso negare che la scelta mi consente, da lettore abituale del quotidiano milanese, di togliermi qualche sassolino dalle scarpe, perché considero i due autori senz’altro di un livello inferiore a quello dei nomi illustri grazie ai quali, ancora in anni non troppo lontani, il Corriere era considerato uno dei più autorevoli giornali europei.
Il primo pezzo è firmato da Sergio Romano e riguarda proprio la situazione siriana: http://www.corriere.it/cultura/16_agosto_14/illusione-un-ponte-aleppo-9353b762-6188-11e6-8e62-f8650827a70c.shtml.
Mala stampa. Forse superfluo scriverlo dopo quanto detto sopra, sed melius abundare… Romano trova sempre il modo di provare convincere gli sfortunati lettori del Corriere che Putin è, tutto sommato, un brav’uomo e che, anche quando commette qualche atto non proprio impeccabile, va compreso e giustificato. E’ tanto preso dal compito di far meglio dell’ambasciatore di Russia in Italia, Sergio Romano, da perdere spesso il senso della misura, come fa nel pezzo in questione, dal quale copio e incollo: “Assad e Putin sono autoritari e spregiudicati, ma anche molti generali democratici, durante la Seconda guerra mondiale, non si sono comportati diversamente”.
Già sostenere che Assad e Putin sono autoritari e spregiudicati mi pare a dir poco riduttivo e fuorviante. Altre parole si dovrebbero usare per definire il comportamento di questi due signori, in particolare del primo. E’, tuttavia, semplicemente vergognoso paragonarli ai generali democratici della Seconda guerra mondiale. I generali democratici della Seconda guerra mondiale si battevano contro il Reich di Hitler e l’Impero giapponese e, almeno fino all’Armistizio di Cassibile, anche contro l’Italia di Mussolini. Per vincere presero decisioni che comportarono la morte di moltissimi civili (penso ai bombardamenti aerei di città come Dresda o all’impiego dell’atomica su Hiroshima e Nagasaki), decisioni, peraltro, approvate a livello politico da Roosevelt, Churchill e Stalin nella conferenza di Jalta (da Harry S. Truman, successore di Roosevelt, per quel che riguarda l’uso delle atomiche). Si è trattato di scelte indubbiamente gravi, che hanno provocato la morte di decine di migliaia di civili innocenti, ma l’obiettivo era sconfiggere nemici ai quali non si poteva consentire di vincere.
Assad e Putin si servono delle bombe per mantenere in vita un regime totalitario e violento, che da decenni infligge al proprio popolo sofferenze indescrivibili. Un regime che si può soltanto definire una criminale dittatura. Mi pare, dunque, più corretto paragonare Assad e Putin non già a Eisenhower o a Mac Arthur, ma a Hitler.
Il secondo esempio è un articolo in cui Dacia Maraini riflette sulle immagini delle scatole di cartone impiegate, negli ospedali venezuelani, per sostituire le culle di cui suono privi a causa delle crisi economica che da anni affligge il paese sudamericano. Ecco il collegamento al testo: http://www.corriere.it/esteri/16_settembre_24/culle-cartone-venezuela-segnali-mondo-che-precipita-9e8256e2-81c8-11e6-bb54-ccc86a7805dc.shtml#.
Mala stampa. Giudizio già anticipato, anche in questo caso, ma non posso negare che mi procuri una certa soddisfazione renderlo esplicito e ribadirlo. Mettere sul conto della globalizzazione quelle scatole di cartone è una forzatura. Non c’è dubbio che l’andamento del prezzo del petrolio causi gravi problemi a un paese come il Venezuela, il quale ha fatto troppo affidamento sull'esportazione degli idrocarburi. E’ altrettanto vero, però, che nelle attuali condizioni economiche disastrose venezuelane hanno avuto un grande peso, direi preponderante, le scelte politiche di Hugo Chávez e del suo successore Nicolás Maduro, dei cui nomi non si trova traccia nell’articolo di Maraini. La globalizzazione che, a detta di Maraini, ha causato la “crisi umanitaria” venezuelana è la stessa globalizzazione grazie alla quale in altri paesi del mondo molte persone sono uscite dalla povertà e hanno raggiunto condizioni di vita dignitose.
Non sono un sostenitore della globalizzazione. E non sono così sciocco da considerarlo un fenomeno privo di conseguenze negative, penso, anzi, che sia necessario apportarvi dei correttivi.
Nella crisi economica venezuelana, tuttavia, la globalizzazione ha giocato un ruolo relativo. Sono state scelte politiche dissennate, frutto dell’estremismo ideologico di Chávez e Maduro, a produrre la drammatica povertà dei venezuelani, accentuata anche dall’avidità di una classe politica corrotta esattamente come quella di tanti altri paesi del mondo. A Maraini sarebbe bastato leggere questo articolo da The Financial Times: https://www.ft.com/content/a3eb71f6-723a-11e6-bf48-b372cdb1043a.
Buona stampa.

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