giovedì 24 maggio 2018

Esercitare la coscienza


In Italia, da decenni, la politica vive, quasi senza interruzione, in clima elettorale, nel quale si accentuano i toni polemici e si cerca il consenso senza andare troppo per il sottile.

Direi che questa condizione si è esasperata dopo il 4 marzo. La mia stupidità non arriva a indurmi a valutare quale, tra i partiti o gli uomini politici più rappresentativi, si sia spinto più in là degli altri. Sarebbe, comunque, irrilevante riflettere su un’eventuale classifica. Conta, invece, riflettere sul fatto che non ci sia quasi nessuno, tra gli uomini e le donne che si dedicano alla politica, che senta la necessità di rivolgersi alla testa e non alla pancia degli italiani e di farlo con un tono di voce normale.
Trovo sconcertante, e aggiungo anche avvilente, che persino il Presidente del Consiglio incaricato, anziché cercare di dare un segnale diverso, usi parole che poco si distinguono da quelle dei leader che lo hanno indicato al Presidente della Repubblica e dimentichi il ruolo che riveste, ossia di rappresentante dell’Italia e degli italiani, non solo gli elettori di M5S e Lega.
E’ un’impressione iniziale, che mi auguro Giuseppe Conte riuscirà a cancellare in fretta.
Vedremo se saprà dimostrare di aver scelto di apparire asservito per riservarsi di agire in autonomia e nel rispetto della carica che riveste e delle norme costituzionali. E vedremo anche se il richiamo all’articolo 54 della Costituzione (https://www.senato.it/1025?sezione=123&articolo_numero_articolo=54) si rivelerà uno stratagemma retorico o un impegno autentico.
Passiamo a un paio di riflessioni sulla formazione del nuovo governo e sui provvedimenti che alcuni si ostinano ancora a indicare come realistici e ragionevoli.
Mi riferisco, in quest’ultimo ambito, alla questione della cancellazione, che si vorrebbe effettuare in vario modo, di una porzione rilevante del debito pubblico italiano (250 miliardi sono oltre il 10% dello stock dei Titoli di Stato in circolazione - 2.302,3 miliardi di euro al marzo 2018). Anche ammettendo che la misura fosse realistica, ma non lo è perché non prevista dai trattati costitutivi della moneta unica e della Bce, occorre osservare che non si tratterebbe di un’operazione così indolore per il paese. Diversamente da quanto si sostiene, cancellare CCT e Btp (in realtà quasi solo i secondi titoli presentano i requisiti per essere acquistati nel quadro dell’operazione nota come Quantitative Easing) non significa cancellare un debito che la Repubblica Italiana ha con la mano destra e un credito che ha con la mano sinistra.
I famosi 250 miliardi non solo non fanno parte dell’attivo della Bce, ma sono nell’attivo della Banca d’Italia, della quale, dal 2014 se ricordo bene, lo Stato italiano non possiede neppure una minima quota. I partecipanti della Banca d’Italia (i soci) sono banche, società di assicurazione ed enti pensionistici e previdenziali vari (ta cui INPS e Inail). Si veda a proposito il sito della Banca d’Italia: http://www.bancaditalia.it/chi-siamo/funzioni-governance/partecipanti-capitale/Partecipanti.pdf.
In breve, cancellare quei 250 miliardi significa cancellare un debito dello Stato e scaricarlo sul bilancio della Banca d’Italia, quindi su gran parte del sistema bancario del paese che, a stento e ancora in modo parziale, sta uscendo dalla devastante crisi dei crediti inesigibili. Mi piacerebbe sapere quanti italiani capiscono effettivamente cosa si nasconda dietro il luccichio apparente di questa proposta. De hoc satis.
Venendo alla formazione del nuovo governo, mi permetto di fare un paio di osservazioni su Paolo Savona, che pure considero uomo di rara competenza e di rara esperienza. Prima osservazione: Savona è nato il 6 ottobre 1936. Seconda osservazione: leggete, con attenzione particolare per gli incarichi in ambito pubblico e privato, la sua biografia su Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Savona). Non serve che io aggiunga altro.
Chiudo con una digressione su un uomo politico vissuto in tempi e luoghi lontani.
Thomas Jefferson, autore della Dichiarazione d’Indipendenza dell’America e terzo presidente degli Stati Uniti d’America, è sepolto nel cimitero di Monticello, situato in una porzione della proprietà agricola appartenuta a Jefferson stesso e adiacente alla University of Virginia, da lui fondata.


La stele che lo ricorda, piuttosto semplice (l'attuale, realizzata in granito per decisione del Congresso, ha sostituito quella originale di modesta pietra voluta dall’interessato) reca soltanto questa epigrafe:
“Here was buried Thomas Jefferson, author of the Declaration of American Independence, of the Statute of Virginia for Religious Freedom, and Father of the University of Virginia”. Credo che ai miei tre lettori la traduzione non serva, tuttavia eccola: “Qui fu sepolto Thomas Jefferson, autore della dichiarazione d’indipendenza dell’America, dello Statuto per la Libertà Religiosa della Virginia, e padre della Università della Virginia.”
Un po’ stringato come curriculum vitae, non vi pare?
Ancora più significative mi sembrano queste parole di Jefferson: “The moral sense, or conscience, is as much a part of man as his leg or arm. It is given to all human beings in a stronger or weaker degree, as force of members is given them in a greater or less degree. It may be strengthened by exercise, as may any particular limb of the body”.
La traduzione ve la dovete cercare, non per mia pigrizia, ma perché dovete volerlo, così fisserete con maggiore vigore queste parole nella vostra mente. E le valuterete in relazione alla situazione attuale del nostro paese.
Buona notte e buona fortuna.

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